Poesia del giorno: da "Budapest"
Testamento di una carcassa
Nacqui sotto una stella
assassina,
conobbi delicatezze di bambino
intrise di fango,
accarezzai rose affilate
dal colore
troppo incerto.
Attraversai viali sontuosi
in scintillante compagnia,
e non ci fu una volta in cui
non tornai solo.
Strizzai ancora l’occhio
all’amore e mi ritrovai
fra lenzuola sporche
di miseria.
Nessuna scacciò mai
l’inverno dai miei occhi.
Portarono i miei versi
in anguste camere a gas,
troppo tristi
perché lontane dal cuore.
Allora mi misi ad
abbracciare,
pensando fosse l’unica cosa
da fare,
ma un giorno d’ottobre mi accorsi
che era solo filo spinato.
Era la mia ultima alba,
e capii
che ogni uomo è un episodio
di commuovente comicità.
Mi fa ancora male,
fa male,
male.
Ma finito l’urlo
cosa resta?
(…)
Ora è la terra
ad asciugarmi
il pianto.