lunedì 31 dicembre 2007

Poesia del giorno: Lorenzo Andrea Paolo Balducci


Figliuolo caro


Stai lontano dalle psicopatiche
anche se sono sexy
e di solito è così
Fottitene di quello che sembri
quando moriresti pur di non sboccare
Guarda vecchi film se vuoi imparare qualcosa
Stai in piedi, o al massimo in ginocchio
Incazzati, quando ti devi incazzare
Dopo scazzati
Bevi, e fuma, e sdraiati solo sui vizi
ché per addormentarsi sono i letti più sicuri
Balla. Se ci sta. E poi se sei capace.
Bevi
Ecco, è tutto.

domenica 30 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Gianni D' Elia


Capii così il Natale, la penombra

dell'albero acceso e del presepio, là,

dove la luce è come sotto un'onda,



e tutto arriva velato dal medio

raggio d'una caldissima, soffolta,

atmosfera del chiaroscuro, dietro,



dove la carta dei monti fa l'ombra,

e il cielo è un velo blu notte fonda,

nel tempo che passa e smette l'assedio...



«Ma quella luce, calda, poca, e assolta,

che dall'occhio passava nel tuo cuore,

ci è sempre rimasta, se ancora una volta



basta un faretto sulla libreria,

per ricreare lo stesso stupore

di quella salvifica scenografia!...»



«Ma allora, del tempo, ch'è ormai passato,

cancella l'attimo tutte le ore, cara zia,

tutti i giorni degli anni e dei decenni,



finché non torni intatto il bene in quelli

infiniti momenti d'infinito,

per cui saranno, in cuore, sempre belli



i miti andati e i religiosi orpelli?...»

Ricordati di me, Ida D'Elia,

che fui Italia per nostra famiglia,



sorella di tuo padre e donna figlia...»

sabato 29 dicembre 2007

venerdì 28 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: John Sbranza


Lode ai Mobilieri, i miei Amici Poeti!

Se dovessi crepare di fatica/
o di lavoro,
spero ci sia una Poesia che mi ricordi.
Un falso d’autore
che valga + d’una semplice vita modesta
in un giorno di pioggia
Perché farei fatica a dimenticare
tutto quello che ho fatto nell’immagine sottile
del mio fioco rancore
X chi ha avuto sempre fretta
X chi, come me, ha deciso di non ricordare
ma di vivere i suoi giorni combattendo l’ignoranza
così costretta e maledetta
d’affannare anche il respiro
Mi piacerebbe vederli;
“Questi miei Poeti”
che di sogni immaginati sono stati con me accanto
a combattere
(davanti a schemi che non voglio)
A loro il mio amore
A loro la mia anima ..
che possa essere felice
almeno nel ritorno.

giovedì 27 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Edna St. Vincent Millay


Io non ti do il mio amore.


Io non ti do il mio amore come fanno
le altre ragazze, in uno scrigno freddo
d'argento e perle, nè ricco di gemme
rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;
nè in un nodo, e nemmeno in un anello
lavorato alla moda, con la scritta
"semper fidelis", dove si nasconde
un'insidia che ottenebra il cervello.
L'amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo:
come se ti portassi in un cappello
primule smosse, o mele nella gonna,
e ti chiamassi al modo dei bambini:
"Guarda che cos'ho qui! _ Tutto per te".

mercoledì 26 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Davide Canzi


SOR (Sincerità Onesta Rispetto)



Siete schiavi sono sincero
Onestamente
Reati di ripudio a regole & rispetto
Sono superstite
Or, ora e ovunque
Reo recidivo di rispettabilità
Sebbene solo
Occorre onore
Rigetto &rigurgito mi raffiorano
Simili a serpi in seno
Ormeggiati nelle ombre
Rivivono rabbiosi ricordi…

martedì 25 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Lorenzo Balducci


Verapace


Riesco a respirare la sensazione
più prossima alla vera pace
spesso nell'unico suono che vibra
in una corsa in linea retta,
nella soffice spinta in avanti
sulla schiena.
Tu l'hai respirata e respirata,
tu l’avevi già trovata,
e dormi.
Ma mi senti, credo.
Nella quiete posso contemplare
il tuo volto per tutto il tempo necessario,
innocente e minacciato,
ed il mio, ma basta un attimo,
affilato e trionfante.
Tutto il tempo necessario.
Muovo le mani morbidamente,
salutando la folla,
e mi sento caldo, pieno,
e non sei solo tu.
I miei pensieri risuonano
compiuti, nello spazio attorno a noi,
e non ci sarà più bisogno che
lo facciano ancora: il coro
attorno a noi li raccoglie
e li esalta, li profuma,
li spinge da chi non vuol
sentire, sorridendo e gettando fiori
dinanzi ai propri passi.
Ora so che qualcuno ha sempre avuto
torto.
E qualcuno ragione.
Ma per quanto mi sforzi non mi riesco a
ricordare i loro nomi.
E non m'importa.
Sono pronto a perdonare entrambi.
La linea si fa sempre più retta
e di piacevole pressione ascensionale,
la velocità è lenta e solenne, nell'eguale.
Sorrido, che finalmente posso addormentarmi anch'io,
beato sui fatti miei...

lunedì 24 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Octavio Carbonara


Bimba mia quali sono i tuoi pensieri?
bimba mia respira aria di mattina,
bimba mia primavera s'avvicina,
bimba mia dimmi quali i desideri!

Bimba mia dimmi per me son doveri,
bimba mia della mia anima indovina,
bimba mia la tua anima è cristallina,
bimba mia seguimi per nuovi sentieri,

andiamo ove nasce l'arcobaleno,
viviamo insieme nella fantasia,
dove ogni tuo desio esaudito viene

e mentre preparo un'altra magia
attenderò il tuo sguardo sereno
per dirti: bimba mia ti voglio bene.

domenica 23 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: William Butler Yeats


Pena d'amore


Il clamore d'un passero sulle grondaie,
La luna brillante e tutto il latteo cielo,
E tutta quella famosa armonia di foglie,
Avean cancellato l'immagine dell'uomo ed il suo grido.

Una fanciulla sorse che aveva labbra rosse e dolenti
E sembrava la grandezza del mondo in lacrime,
Condannata come Odisseo e le navi travagliate
E orgogliosa come Priamo assassinato con i suoi pari.

Sorse, e sull'istante le grondaie piene di clamore,
Una luna che si arrampicava su un vuoto cielo,
E tutto quel lamento delle foglie,
Potevano soltanto comporre l'immagine dell'uomo e il suo grido.

sabato 22 dicembre 2007

venerdì 21 dicembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"



Lamentazioni d’un amore sfinito
(Ad Alessio Caccavale e alle sue prigioni)


Mi scorre addosso
la ballata delle malinconie,
mi attraversa l’intestino
la porcellana del contorno
dei tuoi occhi.
Che fine avranno fatto?
Staranno suonando
per nuove labbra da stracciare e
spargendo rose
per altre mani da infangare,
più forti comunque delle mie che vivon di paure e
tremano
al pensiero della propria rovina.
Ho freddo.
Mi bucano senza motivo
le dita che sapevan di miracolo
delle tue mani di neve,
il sapore della tua lingua color di pace:
due accenti della stessa
bellezza.
Incastrato in te
tenevo fra le braccia
un pezzo di Dio,
dondolandolo in aria d’incanto.
Troppe carezze s’è preso
il vento.
Ho freddo,
e la notte è il riflesso di mille sepolcri.
Il demonio m’appare e
raccolte le mie ali
pronuncia sensuali parole d’amore:
“Non te ne andare.
Resta”.
Ho paura.
Cola la tristezza
dalle mie carni amare.
E’ buio e sono solo,
come un albero di Natale da disfare.
Senza più voce né gloria.
Non posso far altro che bere.

giovedì 20 dicembre 2007

Poesia del giorno: Erminio Giunta


IL PAGLIACCIO
(The importance of being joker)

La pioggia batte
e corrode la pelle
di un'altra giornata
inutile e umiliante.
Inutile come le altre
nè più nè meno,
chè è l'unico modo
di vivere che so.

Ho indossato di nuovo
il vecchio cappello da pagliaccio,
mi son truccato il viso
per esser più patetico,
sulle gambe le braghe
lacere d'ogni giorno
e i piedi nudi
(che siano liberi
almeno loro),
ogni dettaglio sia curato
che il ruolo del buffone
non può essere frainteso!

Trionfante ,
faccio la mia entrata nel salone
dove voi profumati e imbellettati
attendete al galà delle banalità,
al granballo dei benpensanti.

Ho danzato anch'io,
come scimmia ammaestrata!
Ho cantato,bevuto,vomitato finchè
gentilmente mi è stata
mostrata la porta.

Ora si che posso
camminare a testa alta
toltomi il peso
di dover giustificare la mia assenza
da questa pantomima
che chiamate esistenza.
Ora posso godere,
seduto su un marciapiede
mentre il cielo mi sputa addosso,
amara e meritata solitudine.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

mercoledì 19 dicembre 2007

Poesia del giorno: Stefania Vuolo


Una finestra


Mondi di vetro
forse non vi capisco.
Luna blu, stelle di gru,
mi stendo sui tuoi occhi.
Non ho paura di cadere.
No, no, non cado…
Guardo solo all’insù,
stelle e soffitto.
Qualcuno ha lasciato
una finestra aperta
o era solo rotta
spaccata tristezza?
Voglio star così,
dentro te.
Dormiamo qua stanotte?
Forse ho paura.
Voglio star così,
entrare in questi tubi.
In due si può?
Io cantavo, cantavo,
canto ancora.
Balliamo anche?

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

martedì 18 dicembre 2007

Poesia del giorno: Rosanna Palmieri


Dopo il volo



Cingimi come l'orizzonte fa col mare
nel punto in cui la terra sfiora il cielo,
perdonami la vertigine violenta
di questa eterna assenza di definitivo.

Leggimi sulla pelle le parole,
che sa tacere il labbro ormai serrato,
resisti alla curiosità morbosa
di scoprire come finisce il gioco.

Succhiami via dal bozzolo del cuore
le lacrime raggrumate del rimpianto,
rinsegnami a camminare dopo il volo,
a improvvisare la vita dove il dolore azzanna.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

lunedì 17 dicembre 2007

Poesia del giorno: Michele Simone


Attardarsi, sul crinale del buio,
e assecondare il silenzio e la notte:
celandosi dietro maschere oscure,
per filtrare le emozioni,
e guastarsi nascosti con le irruzioni
di risa sui visi altrui.
Ed ecco fuggire sul muro
Il guizzo veloce di un’ emozione,
scatto dall’ inerzia
verso un fulgore innocentemente
acceso
sul pallore delle tue guance.
Riveli più vita ora, sola,
perduta nel patetismo dei tuoi rimorsi
che prima,
quando carica di verecondo amore
solevi accompagnare le mie imprecazioni
con timidi sorrisi, e poi infuriata
mi spingevi al rimorso, e ci riuscivi.
Non era sudditanza emotiva,
la mia, che mi avvicinava a te?
Non era l’ inaridirsi di un’ incantevole passata
Emozione?
Non so,
e non riesco a capire.
Non resta che osservare e osservarsi e scongiurare
forse,
l’ errore.

domenica 16 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Ugo Foscolo


Alla sera

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge

sabato 15 dicembre 2007

venerdì 14 dicembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


Il tuo profumo


Tu hai il profumo della pioggia.

Casca liquida la veste mia smarrita in un angolo di ieri.

Serena di nuvole, della Pace intesso il nome, guardandomi.

Tu hai il profumo della pioggia,

quando il coro dell'Alba ti carezza la pelle.

Sbiadisce il nero, il colore del mare mi veste ora.

Ora che la pioggia ha smesso di scorticare le mani aperte

e tu porti solo il profumo di un attimo d'eterno.


(Fotografia di Barbara Asnaghi)

giovedì 13 dicembre 2007

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


SIGNORA M A SAN SALVATORE

Tradito, tradito di nuovo.
Dal selciato confidente cyraneo
mentre la vita sta per scappare
da un volante in corsa folle,
per recuperare il tempo perso
e mai ritrovato nei miei libri.
Perso il controllo e pronto alla morte mia,
provo a proteggere il tuo fantasma di sconosciuta,
chiuso impercettibile
dentro una cintura di sicurezza,
e trovo un pretesto per piangere
la tua nuova disparita.
Una frenata accesa,
lo strepitio delle gomme roventi,
lo sguardo impaurito di un amico
che vede il fallimento in crescendo.
Un botto,
la strada tagliata nel mezzo
come le mie palle scarne da un neo.
Poi un colpo di telefono,
freddo, cinico e spietato,
come quello che mi aspetto da
Signora M da un po’ a questa parte.
Il destino mio è questo,
intatto e lucido per vedere le mie malefatte,
integro e roccioso nel fisico,
molle e desolato nell’animo.
Il carro di Signora M sta arrivando,
magari fosse per me,
è solo per un’altra bella compagna
che se ne va senza salutare.
Tra le le rovine, bastano due sguardi.
Invano ho ricominciato a rincorrere il tempo,
sulle vie impostore di San Salvatore,
carico il cadavere con un vecchio
più utile e in forma di me
e vo via morente,
vivo più che mai.
Strizza l’occhio cieco
e vestito di uno scollato vestito
e di un aspetto elegante di donna.
mi seduce e se ne va
Ed io grasso alcolizzato,
accendo l’ennesimo lumino,
attendendo il buio eterno.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

mercoledì 12 dicembre 2007

Poesia del giorno: Davide Canzi


ALPHABETIC IN ZERO


Ascoltami
Biascicare
Con
Determinazione
E
Fottimi
Gelida.
Ho
Incontrato
Lei
Ma
Non
O
Parlato
Quanto
Richiesto...
Svuotandomi
Temporaneamente
Uno
Vagamente
Zero
1
2
3
4
5
6
7
8
9
.
(Fotografia di Barbara Asnaghi)

martedì 11 dicembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Pene di un esteta mesto
(Alla caducità)

Non ho mani per toccarti,
solo occhi per guardarti.
Hai avuto l’amaro privilegio
di cancellare l’innocenza
dal mercato
dei miei gesti.
Bisogna continuare
perché la gente ha bisogno
di ridere,
i muri di lacrime.
Con cui verniciare
icone infedeli
da adorare in punta di piedi.
In ginocchio si stia
solo di fronte all’assenza.
Si resti fermi solo di fronte ai giorni perduti,
non si viva ma si muoia
nella tristezza della dolcezza
scivolata via dagli occhi,
straziata nella carne gelata
che si strugge per quella di lei
che accoglie primavere e
gode,
come io muoio.
Tutto si ripete,
che non si capisce,
che non sono capace,
che spreco giovinezze,
che ubriaco i miei passi di vini nobili e
tormento i miei pensieri dell’Est,
che ammalo la luna
e brucio soli e solitudini
per quel che è andato e quel che nasce già
spegnendosi.
E tutto si ripete di fronte
alla bellezza.
E tutto si ripete amor mio.
Non ho mani per toccarti,
solo occhi per guardarti.
(E’ l’alba,
il peruviano vende la sua ultima rosa).
Domani sarà lo stesso.
Perdonalo
tu
l’Alto dei Cieli.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

lunedì 10 dicembre 2007

Poesia del giorno: "Otto"


Schianto notturno, dischiude un castello
s'agitano spiriti luminosi
e una foresta d'alberi chiassosi
che scaglia come lama di coltello

fetor di cherosene e in un anello
nascon ninfe e puntini numinosi
tornano e rispondono silenziosi
domande e desideri di pastello

disegno nel libro della memoria
eroi di un'armonia illusoria
mostri d'una musica perduta

artefatti da un fiume pensieroso
che scorre seco al mio cammino ombroso
e uccide una vita sconosciuta

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

domenica 9 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Gabriele D'Annunzio


La pioggia nel pineto


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

venerdì 7 dicembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


Il tuo vol(t)o



Sfugge l'aria, granellando tra le ciglia.

e raggrumo sui capelli la scia del vento.

Del silenzio porto le scarpe rotte,

fili di nuvole impigliate,appena, nell'oggi,

sono i tuoi canti.

M'è tetto la rete aperta dei tuoi abbracci,

e nella porta socchiusa dove dondola luce ed ombra

io vivo.

Figlio di un sempre,

tu mi sei nei passi

allodola di terra rossa.

Il tuo vol(t)o è anche il mio.

giovedì 6 dicembre 2007

Poesia del giorno: Lorenzo A.P. Balducci


La Coperta di Linus
(apologia del disfacimento)


Appiccica la pelle, appiccica
appiccicano le immagini sugli occhi
la bocca è colla
cola fango dal quel corpo pesante
sordo e rimbombante e nero
che per casa s'aggira
senza uno scopo al mondo
barba trascurata sulla pelle invernale e candida
evidente pelata luccica grassa
odore dolciastro e salato
di marcio e lenzuola vecchie
un golem disfatto
Un passo e poi, via, l'altro
povero omone d'argilla
forse aveva bisogno solo di un caffè
e ora cammina sonnambulo
e senza un motivo per svegliarsi
e sciogliersi l'anima nell'acqua

mercoledì 5 dicembre 2007

Poesia del giorno: Gianluca Grasso


Spleen 2


Sento la mente forte
e scardinata degli ossessivi
Sento i miei pomeriggi
e le loro crisi depressive
Valzer dentro al cervello
come le metropolitane
Chiodi infissi sui muri
E tutte in fila le mie persone

Invidie giocate male
che adesso sputano malattie
Gli altri sono cattivi e autoritari
come manie
Ora mi stendo un poco
rimando a dopo tutti i doveri
Rami spinosi e urla
attacchi di panico di desideri

Desideri malati occhi scavati
senza più il pianto
Tenteranno il suicidio
sia la mia anima che il suo vanto
Voglio le tue carezze
e che si moltiplichino le mani
Vorrei avere più sensi
per annegarli tutti nei tuoi seni

STRUM

Sento la mente forte
e scardinata degli ossessivi
Sento i miei pomeriggi
e le loro crisi depressive
Giorni a cercar la vita
che se ne è andata senza preavviso
accendo una sigaretta
che si alzi il fumo io resto steso

Fuori dalla finestra
la nebbia ingorda dei loro passi
Provo immenso dolore
la cima fragile dei cipressi
Quindi rimango immobile
paralizzato dal terrore
Che nessuno mi veda
come sto male in queste due ore.

martedì 4 dicembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Lamentazioni di un suicida


Un naufrago dell’esistenza
è tale perché
non ha imparato
l’intollerabile mestiere di vivere.
Troppe ombre ha
fra le mani,
troppo crudeli i suoi Dei,
i suoi amori stracciati,
infettati da quotidiani tramonti borghesi.
Troppo pesante la sua testa
per guardare ancora il cielo.
L’impiccato amò il tuo volto,
malato di poesia,
la tua mano dolce come un antico canto
pronta fra le lenzuola a levargli di dosso
il fango.
Fra labbra di sangue
vi prestavate
tenui parole d’amore,
fra sorrisi e lacrime
ballavate il vostro tango
del cuore.
Poi settembre morì,
e si perse
il fiore maledetto della gioia,
come scomparvero
le promesse,
purtroppo ancora in garanzia.
Tra pensieri vestiti d’amarezza e
ricordi d’ altri abissi,
lui ritrovò se stesso e ritrovò
la croce.
Decise infine di salirvi.
(…)
Cala la sera,
latrano i cani e i lampioni,
il terrore è negli occhi:
gli uccelli non cantano più.
Si spegne il lume,
bagna la cera il suo dolore,
che ha
fino all’ultimo
il tuo disgraziato sapore.

lunedì 3 dicembre 2007

Poesia del giorno: Davide Canzi


1)Lasciami ora



2)Rinchiuso nella stanza



1)maturare in disparte



2)e osservando lo schermo



1)fuori piove



2)gocce pesanti cadono



1)e mi sento solo



2)facendo eco nel buio



1)resto sul ciglio



2)di questa notte



1)di questo mio trono



2)un re del silenzio



1)cosparso di nubi ideologiche




2)che avvolge di caricature



1)pensieri confusi



2)e maschera di terrore



1)gli occhi mi guardano



2)il viso



1)ma sono strani




(Leggete separatamente le due colonne e poi unitele in un’unica poesia si ha cosi un intreccio di 3 poesie)



Lasciami ora
Rinchiuso nella stanza
maturare in disparte
e osservando lo schermo
fuori piove
gocce pesanti cadono
e mi sento solo
facendo eco nel buio
resto sul ciglio
di questa notte
di questo mio trono
un re del silenzio
cosparso di nubi ideologiche
che avvolge di caricature
pensieri confusi
e maschera di terrore.
Gli occhi mi guardano
il viso
ma sono strani!

domenica 2 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Edgar Allan Poe


Peana


Come sarà letto il funereo rito?
E intonato il solenne canto?
Il requiem per la morta più amabile
che mai sia morta così fanciulla?

Gli amici hanno a lei gli occhi rivolti
e alla bara sfarzosa,
e piangono! – Oh, disonorare
con una lacrima la beltà di lei!

Essi l’amarono per la sua ricchezza –
e per il suo orgoglio l’odiarono.
Ma ella crebbe debole, fragile,
ed essi l’amano perché morì.

Mi dicono (mentre bisbigliano
del suo «manto ricamato e costoso»)
che la mia voce è ora più flebile –
che non dovrei cantare anch’io.

O che dovrebbe il mio tono
al solenne canto armonizzarsi
così dolentemente – dolentemente,
che non ne riceva offesa la morta.

Ma essa è andata lassù,
con la giovane Speranza al suo fianco,
e io son ebbro d’amore
per lei morta, che è mia sposa.

Per la morta – morta – che giace
là, immobile e sola,
con la morte sugli occhi serrati
e la vita sulle tenere trecce.

Di giugno morì – nel giugno
della vita – bella e amata;
ma non morì così presto,
né con così sereno aspetto.

Da gente che è in terra più che diabolica
la tua anima, Elena, si distaccò,
per unirsi alla beata allegrezza
di schiere più che angeliche in cielo.

Per questo, a te, questa notte,
io non canterò un requiem,
ma nel tuo elevarti vorrò seguirti
con un peana d’antichi giorni.

sabato 1 dicembre 2007

Il Sabato del Villaggio: "La nube gris"

La nuvola grigia

Se mi allontano da te è perchè ho capito
di essere la nuvola grigia che macchia il tuo cammino,
me ne vado per lasciarti cambiare il tuo destino,
così sarai più felice mentre io cercherò l'oblio.

Se mi allontano da te è perchè vorrei
che fossi più felice anche se io di amor mi uccido,
me ne vado senza realizzare il sogno che ho più cercato
me ne vado con il dolore di non essere stato capito.

E ancora una volta tornerò ad essere un vagabondo
che va in cerca dell'amore, dell'amore di una donna
se mi son perduto nel solco azzurro
dove brillava l'illusione,
torna ora la desolazione,
vivo senza luce.