giovedì 10 aprile 2008

Poesia del giorno: Danilo Pettinati

SCENDO

Negli anfratti dove si fa la storia
per quelli che la storia la fanno
e non ci vivono soltanto. Gli ultimi
si chiamano e sono vivi, leggermente
offesi dall’opulenza degli altri
ed io tra loro, solo, mi sento
vivo. Perché difforme.
Siccome informe non trovo
che giù nell’infernotto, respiro
come il mio, comico e grave, leggermente
acerbo, spina nel fianco d’un sentire
come odore muto di legnaia. E mischio
comico e grave, per quanto so fare
a volte ribrezzo tanto mi sento,
per quanto solo, vulnerabile.

2 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Grande Poeta Danilo.

Anonimo ha detto...

Michele

poesia molto intensa, drammaticamente pregna.
Ribaltato la solita e scontata opposizione attivi/passivi, vivi/morti. La difformità nell' accezione più intensa, come incolmabile distacco, straniamento, che non porta ad alienazione dell' individuo ma alla disperata consapovolezza della duplice natura umana: è proprio lo straniamento, forse, a rendere a tutto tondo l' individuo, non monocaratteriale, ma lacerato nella sua duplicità tendente e alla comicità e alla tragedia. Ma alla fin fine la tragedia non si consuma e la comicità non prende forma: resta solo il soliloquio distante di chi, nonostante tutto, anela ad esserci, ma riesce solo a percepirsi acerbo, solo.
Interessante nell' ultimo verso il rapporto rovesciato fra solitudine e vulnerabilità: per quanto solo, vulnerabile. Che non suona come in quanto solo allora vulnerabile, ma come nonostante io sia solo, sono vulnerabile.
E' la contradditorietà che mi pare sia il collante di questo pezzo, una contradditorietà scaturita da un profondo movimento alla consapevolezza. COntradditorio come la commistione fra comico e reale, contradditorio come qualunque profonda ricerca che abbia come obiettivo la natura umana...ci penserò.

Michele