lunedì 31 dicembre 2007

Poesia del giorno: Lorenzo Andrea Paolo Balducci


Figliuolo caro


Stai lontano dalle psicopatiche
anche se sono sexy
e di solito è così
Fottitene di quello che sembri
quando moriresti pur di non sboccare
Guarda vecchi film se vuoi imparare qualcosa
Stai in piedi, o al massimo in ginocchio
Incazzati, quando ti devi incazzare
Dopo scazzati
Bevi, e fuma, e sdraiati solo sui vizi
ché per addormentarsi sono i letti più sicuri
Balla. Se ci sta. E poi se sei capace.
Bevi
Ecco, è tutto.

domenica 30 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Gianni D' Elia


Capii così il Natale, la penombra

dell'albero acceso e del presepio, là,

dove la luce è come sotto un'onda,



e tutto arriva velato dal medio

raggio d'una caldissima, soffolta,

atmosfera del chiaroscuro, dietro,



dove la carta dei monti fa l'ombra,

e il cielo è un velo blu notte fonda,

nel tempo che passa e smette l'assedio...



«Ma quella luce, calda, poca, e assolta,

che dall'occhio passava nel tuo cuore,

ci è sempre rimasta, se ancora una volta



basta un faretto sulla libreria,

per ricreare lo stesso stupore

di quella salvifica scenografia!...»



«Ma allora, del tempo, ch'è ormai passato,

cancella l'attimo tutte le ore, cara zia,

tutti i giorni degli anni e dei decenni,



finché non torni intatto il bene in quelli

infiniti momenti d'infinito,

per cui saranno, in cuore, sempre belli



i miti andati e i religiosi orpelli?...»

Ricordati di me, Ida D'Elia,

che fui Italia per nostra famiglia,



sorella di tuo padre e donna figlia...»

sabato 29 dicembre 2007

venerdì 28 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: John Sbranza


Lode ai Mobilieri, i miei Amici Poeti!

Se dovessi crepare di fatica/
o di lavoro,
spero ci sia una Poesia che mi ricordi.
Un falso d’autore
che valga + d’una semplice vita modesta
in un giorno di pioggia
Perché farei fatica a dimenticare
tutto quello che ho fatto nell’immagine sottile
del mio fioco rancore
X chi ha avuto sempre fretta
X chi, come me, ha deciso di non ricordare
ma di vivere i suoi giorni combattendo l’ignoranza
così costretta e maledetta
d’affannare anche il respiro
Mi piacerebbe vederli;
“Questi miei Poeti”
che di sogni immaginati sono stati con me accanto
a combattere
(davanti a schemi che non voglio)
A loro il mio amore
A loro la mia anima ..
che possa essere felice
almeno nel ritorno.

giovedì 27 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Edna St. Vincent Millay


Io non ti do il mio amore.


Io non ti do il mio amore come fanno
le altre ragazze, in uno scrigno freddo
d'argento e perle, nè ricco di gemme
rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;
nè in un nodo, e nemmeno in un anello
lavorato alla moda, con la scritta
"semper fidelis", dove si nasconde
un'insidia che ottenebra il cervello.
L'amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo:
come se ti portassi in un cappello
primule smosse, o mele nella gonna,
e ti chiamassi al modo dei bambini:
"Guarda che cos'ho qui! _ Tutto per te".

mercoledì 26 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Davide Canzi


SOR (Sincerità Onesta Rispetto)



Siete schiavi sono sincero
Onestamente
Reati di ripudio a regole & rispetto
Sono superstite
Or, ora e ovunque
Reo recidivo di rispettabilità
Sebbene solo
Occorre onore
Rigetto &rigurgito mi raffiorano
Simili a serpi in seno
Ormeggiati nelle ombre
Rivivono rabbiosi ricordi…

martedì 25 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Lorenzo Balducci


Verapace


Riesco a respirare la sensazione
più prossima alla vera pace
spesso nell'unico suono che vibra
in una corsa in linea retta,
nella soffice spinta in avanti
sulla schiena.
Tu l'hai respirata e respirata,
tu l’avevi già trovata,
e dormi.
Ma mi senti, credo.
Nella quiete posso contemplare
il tuo volto per tutto il tempo necessario,
innocente e minacciato,
ed il mio, ma basta un attimo,
affilato e trionfante.
Tutto il tempo necessario.
Muovo le mani morbidamente,
salutando la folla,
e mi sento caldo, pieno,
e non sei solo tu.
I miei pensieri risuonano
compiuti, nello spazio attorno a noi,
e non ci sarà più bisogno che
lo facciano ancora: il coro
attorno a noi li raccoglie
e li esalta, li profuma,
li spinge da chi non vuol
sentire, sorridendo e gettando fiori
dinanzi ai propri passi.
Ora so che qualcuno ha sempre avuto
torto.
E qualcuno ragione.
Ma per quanto mi sforzi non mi riesco a
ricordare i loro nomi.
E non m'importa.
Sono pronto a perdonare entrambi.
La linea si fa sempre più retta
e di piacevole pressione ascensionale,
la velocità è lenta e solenne, nell'eguale.
Sorrido, che finalmente posso addormentarmi anch'io,
beato sui fatti miei...

lunedì 24 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Octavio Carbonara


Bimba mia quali sono i tuoi pensieri?
bimba mia respira aria di mattina,
bimba mia primavera s'avvicina,
bimba mia dimmi quali i desideri!

Bimba mia dimmi per me son doveri,
bimba mia della mia anima indovina,
bimba mia la tua anima è cristallina,
bimba mia seguimi per nuovi sentieri,

andiamo ove nasce l'arcobaleno,
viviamo insieme nella fantasia,
dove ogni tuo desio esaudito viene

e mentre preparo un'altra magia
attenderò il tuo sguardo sereno
per dirti: bimba mia ti voglio bene.

domenica 23 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: William Butler Yeats


Pena d'amore


Il clamore d'un passero sulle grondaie,
La luna brillante e tutto il latteo cielo,
E tutta quella famosa armonia di foglie,
Avean cancellato l'immagine dell'uomo ed il suo grido.

Una fanciulla sorse che aveva labbra rosse e dolenti
E sembrava la grandezza del mondo in lacrime,
Condannata come Odisseo e le navi travagliate
E orgogliosa come Priamo assassinato con i suoi pari.

Sorse, e sull'istante le grondaie piene di clamore,
Una luna che si arrampicava su un vuoto cielo,
E tutto quel lamento delle foglie,
Potevano soltanto comporre l'immagine dell'uomo e il suo grido.

sabato 22 dicembre 2007

venerdì 21 dicembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"



Lamentazioni d’un amore sfinito
(Ad Alessio Caccavale e alle sue prigioni)


Mi scorre addosso
la ballata delle malinconie,
mi attraversa l’intestino
la porcellana del contorno
dei tuoi occhi.
Che fine avranno fatto?
Staranno suonando
per nuove labbra da stracciare e
spargendo rose
per altre mani da infangare,
più forti comunque delle mie che vivon di paure e
tremano
al pensiero della propria rovina.
Ho freddo.
Mi bucano senza motivo
le dita che sapevan di miracolo
delle tue mani di neve,
il sapore della tua lingua color di pace:
due accenti della stessa
bellezza.
Incastrato in te
tenevo fra le braccia
un pezzo di Dio,
dondolandolo in aria d’incanto.
Troppe carezze s’è preso
il vento.
Ho freddo,
e la notte è il riflesso di mille sepolcri.
Il demonio m’appare e
raccolte le mie ali
pronuncia sensuali parole d’amore:
“Non te ne andare.
Resta”.
Ho paura.
Cola la tristezza
dalle mie carni amare.
E’ buio e sono solo,
come un albero di Natale da disfare.
Senza più voce né gloria.
Non posso far altro che bere.

giovedì 20 dicembre 2007

Poesia del giorno: Erminio Giunta


IL PAGLIACCIO
(The importance of being joker)

La pioggia batte
e corrode la pelle
di un'altra giornata
inutile e umiliante.
Inutile come le altre
nè più nè meno,
chè è l'unico modo
di vivere che so.

Ho indossato di nuovo
il vecchio cappello da pagliaccio,
mi son truccato il viso
per esser più patetico,
sulle gambe le braghe
lacere d'ogni giorno
e i piedi nudi
(che siano liberi
almeno loro),
ogni dettaglio sia curato
che il ruolo del buffone
non può essere frainteso!

Trionfante ,
faccio la mia entrata nel salone
dove voi profumati e imbellettati
attendete al galà delle banalità,
al granballo dei benpensanti.

Ho danzato anch'io,
come scimmia ammaestrata!
Ho cantato,bevuto,vomitato finchè
gentilmente mi è stata
mostrata la porta.

Ora si che posso
camminare a testa alta
toltomi il peso
di dover giustificare la mia assenza
da questa pantomima
che chiamate esistenza.
Ora posso godere,
seduto su un marciapiede
mentre il cielo mi sputa addosso,
amara e meritata solitudine.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

mercoledì 19 dicembre 2007

Poesia del giorno: Stefania Vuolo


Una finestra


Mondi di vetro
forse non vi capisco.
Luna blu, stelle di gru,
mi stendo sui tuoi occhi.
Non ho paura di cadere.
No, no, non cado…
Guardo solo all’insù,
stelle e soffitto.
Qualcuno ha lasciato
una finestra aperta
o era solo rotta
spaccata tristezza?
Voglio star così,
dentro te.
Dormiamo qua stanotte?
Forse ho paura.
Voglio star così,
entrare in questi tubi.
In due si può?
Io cantavo, cantavo,
canto ancora.
Balliamo anche?

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

martedì 18 dicembre 2007

Poesia del giorno: Rosanna Palmieri


Dopo il volo



Cingimi come l'orizzonte fa col mare
nel punto in cui la terra sfiora il cielo,
perdonami la vertigine violenta
di questa eterna assenza di definitivo.

Leggimi sulla pelle le parole,
che sa tacere il labbro ormai serrato,
resisti alla curiosità morbosa
di scoprire come finisce il gioco.

Succhiami via dal bozzolo del cuore
le lacrime raggrumate del rimpianto,
rinsegnami a camminare dopo il volo,
a improvvisare la vita dove il dolore azzanna.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

lunedì 17 dicembre 2007

Poesia del giorno: Michele Simone


Attardarsi, sul crinale del buio,
e assecondare il silenzio e la notte:
celandosi dietro maschere oscure,
per filtrare le emozioni,
e guastarsi nascosti con le irruzioni
di risa sui visi altrui.
Ed ecco fuggire sul muro
Il guizzo veloce di un’ emozione,
scatto dall’ inerzia
verso un fulgore innocentemente
acceso
sul pallore delle tue guance.
Riveli più vita ora, sola,
perduta nel patetismo dei tuoi rimorsi
che prima,
quando carica di verecondo amore
solevi accompagnare le mie imprecazioni
con timidi sorrisi, e poi infuriata
mi spingevi al rimorso, e ci riuscivi.
Non era sudditanza emotiva,
la mia, che mi avvicinava a te?
Non era l’ inaridirsi di un’ incantevole passata
Emozione?
Non so,
e non riesco a capire.
Non resta che osservare e osservarsi e scongiurare
forse,
l’ errore.

domenica 16 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Ugo Foscolo


Alla sera

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge

sabato 15 dicembre 2007

venerdì 14 dicembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


Il tuo profumo


Tu hai il profumo della pioggia.

Casca liquida la veste mia smarrita in un angolo di ieri.

Serena di nuvole, della Pace intesso il nome, guardandomi.

Tu hai il profumo della pioggia,

quando il coro dell'Alba ti carezza la pelle.

Sbiadisce il nero, il colore del mare mi veste ora.

Ora che la pioggia ha smesso di scorticare le mani aperte

e tu porti solo il profumo di un attimo d'eterno.


(Fotografia di Barbara Asnaghi)

giovedì 13 dicembre 2007

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


SIGNORA M A SAN SALVATORE

Tradito, tradito di nuovo.
Dal selciato confidente cyraneo
mentre la vita sta per scappare
da un volante in corsa folle,
per recuperare il tempo perso
e mai ritrovato nei miei libri.
Perso il controllo e pronto alla morte mia,
provo a proteggere il tuo fantasma di sconosciuta,
chiuso impercettibile
dentro una cintura di sicurezza,
e trovo un pretesto per piangere
la tua nuova disparita.
Una frenata accesa,
lo strepitio delle gomme roventi,
lo sguardo impaurito di un amico
che vede il fallimento in crescendo.
Un botto,
la strada tagliata nel mezzo
come le mie palle scarne da un neo.
Poi un colpo di telefono,
freddo, cinico e spietato,
come quello che mi aspetto da
Signora M da un po’ a questa parte.
Il destino mio è questo,
intatto e lucido per vedere le mie malefatte,
integro e roccioso nel fisico,
molle e desolato nell’animo.
Il carro di Signora M sta arrivando,
magari fosse per me,
è solo per un’altra bella compagna
che se ne va senza salutare.
Tra le le rovine, bastano due sguardi.
Invano ho ricominciato a rincorrere il tempo,
sulle vie impostore di San Salvatore,
carico il cadavere con un vecchio
più utile e in forma di me
e vo via morente,
vivo più che mai.
Strizza l’occhio cieco
e vestito di uno scollato vestito
e di un aspetto elegante di donna.
mi seduce e se ne va
Ed io grasso alcolizzato,
accendo l’ennesimo lumino,
attendendo il buio eterno.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

mercoledì 12 dicembre 2007

Poesia del giorno: Davide Canzi


ALPHABETIC IN ZERO


Ascoltami
Biascicare
Con
Determinazione
E
Fottimi
Gelida.
Ho
Incontrato
Lei
Ma
Non
O
Parlato
Quanto
Richiesto...
Svuotandomi
Temporaneamente
Uno
Vagamente
Zero
1
2
3
4
5
6
7
8
9
.
(Fotografia di Barbara Asnaghi)

martedì 11 dicembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Pene di un esteta mesto
(Alla caducità)

Non ho mani per toccarti,
solo occhi per guardarti.
Hai avuto l’amaro privilegio
di cancellare l’innocenza
dal mercato
dei miei gesti.
Bisogna continuare
perché la gente ha bisogno
di ridere,
i muri di lacrime.
Con cui verniciare
icone infedeli
da adorare in punta di piedi.
In ginocchio si stia
solo di fronte all’assenza.
Si resti fermi solo di fronte ai giorni perduti,
non si viva ma si muoia
nella tristezza della dolcezza
scivolata via dagli occhi,
straziata nella carne gelata
che si strugge per quella di lei
che accoglie primavere e
gode,
come io muoio.
Tutto si ripete,
che non si capisce,
che non sono capace,
che spreco giovinezze,
che ubriaco i miei passi di vini nobili e
tormento i miei pensieri dell’Est,
che ammalo la luna
e brucio soli e solitudini
per quel che è andato e quel che nasce già
spegnendosi.
E tutto si ripete di fronte
alla bellezza.
E tutto si ripete amor mio.
Non ho mani per toccarti,
solo occhi per guardarti.
(E’ l’alba,
il peruviano vende la sua ultima rosa).
Domani sarà lo stesso.
Perdonalo
tu
l’Alto dei Cieli.

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

lunedì 10 dicembre 2007

Poesia del giorno: "Otto"


Schianto notturno, dischiude un castello
s'agitano spiriti luminosi
e una foresta d'alberi chiassosi
che scaglia come lama di coltello

fetor di cherosene e in un anello
nascon ninfe e puntini numinosi
tornano e rispondono silenziosi
domande e desideri di pastello

disegno nel libro della memoria
eroi di un'armonia illusoria
mostri d'una musica perduta

artefatti da un fiume pensieroso
che scorre seco al mio cammino ombroso
e uccide una vita sconosciuta

(Fotografia di Barbara Asnaghi)

domenica 9 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Gabriele D'Annunzio


La pioggia nel pineto


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

venerdì 7 dicembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


Il tuo vol(t)o



Sfugge l'aria, granellando tra le ciglia.

e raggrumo sui capelli la scia del vento.

Del silenzio porto le scarpe rotte,

fili di nuvole impigliate,appena, nell'oggi,

sono i tuoi canti.

M'è tetto la rete aperta dei tuoi abbracci,

e nella porta socchiusa dove dondola luce ed ombra

io vivo.

Figlio di un sempre,

tu mi sei nei passi

allodola di terra rossa.

Il tuo vol(t)o è anche il mio.

giovedì 6 dicembre 2007

Poesia del giorno: Lorenzo A.P. Balducci


La Coperta di Linus
(apologia del disfacimento)


Appiccica la pelle, appiccica
appiccicano le immagini sugli occhi
la bocca è colla
cola fango dal quel corpo pesante
sordo e rimbombante e nero
che per casa s'aggira
senza uno scopo al mondo
barba trascurata sulla pelle invernale e candida
evidente pelata luccica grassa
odore dolciastro e salato
di marcio e lenzuola vecchie
un golem disfatto
Un passo e poi, via, l'altro
povero omone d'argilla
forse aveva bisogno solo di un caffè
e ora cammina sonnambulo
e senza un motivo per svegliarsi
e sciogliersi l'anima nell'acqua

mercoledì 5 dicembre 2007

Poesia del giorno: Gianluca Grasso


Spleen 2


Sento la mente forte
e scardinata degli ossessivi
Sento i miei pomeriggi
e le loro crisi depressive
Valzer dentro al cervello
come le metropolitane
Chiodi infissi sui muri
E tutte in fila le mie persone

Invidie giocate male
che adesso sputano malattie
Gli altri sono cattivi e autoritari
come manie
Ora mi stendo un poco
rimando a dopo tutti i doveri
Rami spinosi e urla
attacchi di panico di desideri

Desideri malati occhi scavati
senza più il pianto
Tenteranno il suicidio
sia la mia anima che il suo vanto
Voglio le tue carezze
e che si moltiplichino le mani
Vorrei avere più sensi
per annegarli tutti nei tuoi seni

STRUM

Sento la mente forte
e scardinata degli ossessivi
Sento i miei pomeriggi
e le loro crisi depressive
Giorni a cercar la vita
che se ne è andata senza preavviso
accendo una sigaretta
che si alzi il fumo io resto steso

Fuori dalla finestra
la nebbia ingorda dei loro passi
Provo immenso dolore
la cima fragile dei cipressi
Quindi rimango immobile
paralizzato dal terrore
Che nessuno mi veda
come sto male in queste due ore.

martedì 4 dicembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Lamentazioni di un suicida


Un naufrago dell’esistenza
è tale perché
non ha imparato
l’intollerabile mestiere di vivere.
Troppe ombre ha
fra le mani,
troppo crudeli i suoi Dei,
i suoi amori stracciati,
infettati da quotidiani tramonti borghesi.
Troppo pesante la sua testa
per guardare ancora il cielo.
L’impiccato amò il tuo volto,
malato di poesia,
la tua mano dolce come un antico canto
pronta fra le lenzuola a levargli di dosso
il fango.
Fra labbra di sangue
vi prestavate
tenui parole d’amore,
fra sorrisi e lacrime
ballavate il vostro tango
del cuore.
Poi settembre morì,
e si perse
il fiore maledetto della gioia,
come scomparvero
le promesse,
purtroppo ancora in garanzia.
Tra pensieri vestiti d’amarezza e
ricordi d’ altri abissi,
lui ritrovò se stesso e ritrovò
la croce.
Decise infine di salirvi.
(…)
Cala la sera,
latrano i cani e i lampioni,
il terrore è negli occhi:
gli uccelli non cantano più.
Si spegne il lume,
bagna la cera il suo dolore,
che ha
fino all’ultimo
il tuo disgraziato sapore.

lunedì 3 dicembre 2007

Poesia del giorno: Davide Canzi


1)Lasciami ora



2)Rinchiuso nella stanza



1)maturare in disparte



2)e osservando lo schermo



1)fuori piove



2)gocce pesanti cadono



1)e mi sento solo



2)facendo eco nel buio



1)resto sul ciglio



2)di questa notte



1)di questo mio trono



2)un re del silenzio



1)cosparso di nubi ideologiche




2)che avvolge di caricature



1)pensieri confusi



2)e maschera di terrore



1)gli occhi mi guardano



2)il viso



1)ma sono strani




(Leggete separatamente le due colonne e poi unitele in un’unica poesia si ha cosi un intreccio di 3 poesie)



Lasciami ora
Rinchiuso nella stanza
maturare in disparte
e osservando lo schermo
fuori piove
gocce pesanti cadono
e mi sento solo
facendo eco nel buio
resto sul ciglio
di questa notte
di questo mio trono
un re del silenzio
cosparso di nubi ideologiche
che avvolge di caricature
pensieri confusi
e maschera di terrore.
Gli occhi mi guardano
il viso
ma sono strani!

domenica 2 dicembre 2007

La domenica poesia d'autore: Edgar Allan Poe


Peana


Come sarà letto il funereo rito?
E intonato il solenne canto?
Il requiem per la morta più amabile
che mai sia morta così fanciulla?

Gli amici hanno a lei gli occhi rivolti
e alla bara sfarzosa,
e piangono! – Oh, disonorare
con una lacrima la beltà di lei!

Essi l’amarono per la sua ricchezza –
e per il suo orgoglio l’odiarono.
Ma ella crebbe debole, fragile,
ed essi l’amano perché morì.

Mi dicono (mentre bisbigliano
del suo «manto ricamato e costoso»)
che la mia voce è ora più flebile –
che non dovrei cantare anch’io.

O che dovrebbe il mio tono
al solenne canto armonizzarsi
così dolentemente – dolentemente,
che non ne riceva offesa la morta.

Ma essa è andata lassù,
con la giovane Speranza al suo fianco,
e io son ebbro d’amore
per lei morta, che è mia sposa.

Per la morta – morta – che giace
là, immobile e sola,
con la morte sugli occhi serrati
e la vita sulle tenere trecce.

Di giugno morì – nel giugno
della vita – bella e amata;
ma non morì così presto,
né con così sereno aspetto.

Da gente che è in terra più che diabolica
la tua anima, Elena, si distaccò,
per unirsi alla beata allegrezza
di schiere più che angeliche in cielo.

Per questo, a te, questa notte,
io non canterò un requiem,
ma nel tuo elevarti vorrò seguirti
con un peana d’antichi giorni.

sabato 1 dicembre 2007

Il Sabato del Villaggio: "La nube gris"

La nuvola grigia

Se mi allontano da te è perchè ho capito
di essere la nuvola grigia che macchia il tuo cammino,
me ne vado per lasciarti cambiare il tuo destino,
così sarai più felice mentre io cercherò l'oblio.

Se mi allontano da te è perchè vorrei
che fossi più felice anche se io di amor mi uccido,
me ne vado senza realizzare il sogno che ho più cercato
me ne vado con il dolore di non essere stato capito.

E ancora una volta tornerò ad essere un vagabondo
che va in cerca dell'amore, dell'amore di una donna
se mi son perduto nel solco azzurro
dove brillava l'illusione,
torna ora la desolazione,
vivo senza luce.

venerdì 30 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: William Shakespeare


Sonetto LX


E come l’onda al sasso sulla rena,
così va la risacca degli istanti:
poi che ogni primo il suo secondo mena,
precìpite teoria che corre avanti.
Creatura pur venuta a luce, lesta
si fa matura, in più pieno splendore;
ma il sole eclissa – insidia già funesta,
e il tempo dona e toglie, traditore.
Trafigge il tempo i fiori del passato,
spinge l’aratro sulle fronti liete,
si nutre del fior fiore che ha creato,
né si dà scampo, quando falce miete.
Pure, al futuro lascio questo canto:
possa, vincendo il tempo, esserti vanto.

giovedì 29 novembre 2007

Giorni rivoluzionari:Vladimir Majakovskij


LA NOSTRA MARCIA

Battete in piazza il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena di un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi.

Il toro dei giorni è pezzato.
Il carro degli anni è lento.
Il nostro dio è la corsa.
Il cuore è il nostro tamburo.

Che c'è di più celeste del nostro oro?
Ci pungerà la vespa d'un proiettile?
Nostre armi sono le nostre canzoni.
Nostro oro le voci squillanti.

Prato, distenditi verde,
copri il fondo dei giorni.
Arcobaleno, dà un arco
ai cavalli veloci degli anni.

Vedete, il cielo s'annoia delle stelle!
Senza di lui intrecciamo i nostri canti.
Ehi, Orsa Maggiore, esigi
che ci assumano in cielo da vivi!

Bevi le gioie!Canta!
Nelle vene la primavera è diffusa.
Cuore, batti la battaglia!
Il nostro petto è rame di timballi.

(Novembre 1917)

mercoledì 28 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: Boris Vian


IL DISERTORE

In tutta verità Illustre Presidente
le scrivo la presente che forse leggerà
Qui tra le mani ho l'avviso militare
che mi dovrò arruolare questo Mercoledì
Però le dico no, la guerra non mi va
per ammazzare chi? la gente come me
Si arrabbierà però Illustre Presidente
le dico francamente che io diserterò

Mio padre non c'è più, appena sono nato
è andato via soldato, non è tornato più
Da quasi un anno già mia madre è sottoterra
si fotte della guerra e credo anche di lei
Quand'ero in prigionia m'hanno portato via
la moglie, la poesia e la mia gioventù..
All'alba me ne andrò e sbatterò la porta
su questa storia morta, la vita sceglierò

Per vivere sarò poeta e mendicante
del mondo sarò amante, a tutti griderò
"No, non partite più, restate sulla terra
sputate sulla guerra, non obbedite più"
Se proprio insisterà, se sangue servirà
potrà versare il suo, diventi un vero eroe.
E se mi cercherà avverta i suoi gendarmi
che possono spararmi, io armi non ne avrò

martedì 27 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: Bob Dylan


Una dura pioggia cadrà

[...]

e cosa hai visto
figlio d'agli occhi azzurri
cosa hai visto
dolce mio figlio
ho visto un neonato
e bianchi lupi lo circondavano
ho visto una strada di diamanti
e nessuno vi camminava
ho visto un ramo nero
e il sangue ne gocciolava
ho visto una stanza piena di uomini
e i loro mantelli sanguinavano
ho visto una scala bianca
tutta coperta d'acqua
ho visto diecimila che parlavano
e le loro parole erano un balbettio
ho visto fucili e spade affilate
nelle mani di bambini
e una dura dura
pioggia cadrà

e cosa hai sentito
figlio dagli occhi azzurri
cosa hai sentito
dolce mio figlio
ho sentito il fragore di un tuono
e il suo rombo era un avvertimento
ho sentito il fragore di un'onda
che potrebbe sommergere tutti il mondo
ho sentito cento tamburini
e le loro mani erano in fiamme
ho sentito diecimila bisbigliare
e nessuno ascoltare
ho sentito un uomo morire di fame
ho sentito molti altri che ridevano
ho sentito la canzone di un poeta
che è morto nella strada
ho sentito il suono di un pagliaccio
che piangeva nel cortile
e una dura dura
pioggia cadrà

[...]

e cosa farai adesso
figlio dagli occhi azzurri
cosa farai adesso
dolce mio figlio
tornerò la fuori
prima che la pioggia cominci a cadere
camminerò nel profondo
della più profonda nera foresta
dove molti sono gli uomini
e vuote sono le loro mani
dove pallottole di veleno
contaminano le loro acque
dove la casa nella valle
è una sporca e fredda prigione
e la fatica del boia
è sempre bene nascosta
dove la fame è brutta
dove le anime sono dimenticate
dove nero è il colore
dove zero è il numero
e lo dirò e lo ripeterò
e lo rifletterò e lo respirerò
e rifletterò dalle montagne
così che tutte le anime lo vedano
poi starò in piedi sull'oceano
fino a quando comincerò ad affondare
ma saprò la mia canzone bene
prima di cominciare a cantare
e una dura dura
pioggia cadrà

lunedì 26 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: Dimcho Debeljanov


Se morrò in guerra
nessuno mi rimpiangerà:
ho perduto la madre,
e sposa non ho trovato,
né amici io ho.
Dal mondo me ne andrò,
sì come venuto son,
senza scalpore,
come canto che
tacito
desta inutil ricordo.

domenica 25 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Primo Levi


L'approdo


Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all'osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l'uomo come una fiamma spenta,
Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
Che ha deposto il carico
e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
ma guarda fisso il sole che tramonta.

sabato 24 novembre 2007

venerdì 23 novembre 2007

Poesia del giorno: Paolo Ornaghi



RAISING HELL


C’è la notte silente di pece
C’è il non essere presente che cresce
E l’Inferno sempiterno della disunione disuguale.
Sento fermento e lo trattengo a stento
E mi visita il Demonio travestito d’amicizia,
camuffato di carezze, di dolcezza.
E ceno con Satana tra le fiamme dell’ipocrisia
E adunghio l’Inferno dall’interno del mio sterno
E Sant’Iddio lo sento pure venir dall’esterno
fatto di sfottò, fatto d’usufrutto, disfatto d’inutili parole,
rapporti che non sbocciano e incancreniti appassiscono
marci in schizofreniche stagioni d’escrementi.
Adunghio l’Inferno, lo raggiungo per Dio
Ed è un mare senza pesci in assenza di suoni
ed i pochi che senti, che vedi
son falsi e non buoni.

E gli inferi e i miei Demoni son qui sacramento di Dio!
Nel silenzio di pece, nell’assenza di suono
mi passeggiano a fianco,
mi stringono le mani, mi baciano, carezzano e sorridono
nello scontento del nostro inverno,
nella falsità che inchioda
e mentre ricambio ignaro d’Inferno,
gli passo oltre e ne schiaccio la coda!

giovedì 22 novembre 2007

Poesia del giorno: John Sbranza


In Purgatorio (Io vs S. Pietro)

Uccidimi
,
mi stai uccidendo già
fottuta e fragorosa Ansia generosa
di Male!
Mi uccidi
,
sono qua
pronto a distruggere il mio corpo
per farti star male!
Il coraggio me lo hai costruito tu
e la mia vendetta
è un gemito sconvolto di paragoni ineguagliabili
… strafatti!
Bruciami Dentro
Anima Incostante
Panico perverso
di lacrime in Panico
Lucida discrezione
palpabile sarcasmo
Emozione in visibilio
Le mie grida in
Purgatorio
.
Fottimi
aaaa….hhhh….
Oramai è un piacere!
Or uar.

mercoledì 21 novembre 2007

Poesia del giorno: Danilo Pettinati


Poesia espressionista


E se proprio ora questo mio cuore
stanco all'improvviso di tanto battere
si fermasse?
Non il gin o la vodka
non l'asfalto nè la droga o l'amore
folle l'avrebbe ucciso ma la noia.
La noia assurda dei giorni già scritti
la noia mortale d'un avvenire
sfregiato chiuso inespresso.
Silenzio.
L'inciampo occasionale d'un istinto
forse un capriccio tradito.
Silenzio.
E se proprio ora questo mio cuore
pesante nel petto come un macigno
si fermasse?
Mi sveglierei domani
d'un colore più triste, solo al mondo
e randagio come un gatto.
Un urlo.

martedì 20 novembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


L'ora di Marte.



E' la notte lama d'osso,

che la mano chiusa non svela.

Falda segreta il miele di fiore purpureo.

Passo incauto del cherubino custode, scopre il velo,

e ape, non sugge il silenzio, né il desiderio.

Aspro assenzio è il sonno nel deleterio amore.

E nell'ora di Marte, si rià il passo,

mentre l'ombra già muore.

lunedì 19 novembre 2007

Poesia del giorno: Rosanna Palmieri


Giunti alla fine
del computo del tempo
a rinterrare mappe
ci scopriamo,

dopo avere gridato
ciò che era evidente,
ammutoliamo
di fronte all'essenziale.

Maestri nel lasciare
andare i ricordi
a piene mani
li abbiamo regalati,

ben ancorati
alle radici dei capelli,
quasi a tenere
il fulcro dei sentimenti,

ci siamo insinuati
nelle vite, a vicenda,
alla maniera dell'aria
tra le fessure di una porta,

capita l'amore
come accade il tempo
dentro una casa sul mare
in pieno inverno.


Capita

domenica 18 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Charles Baudelaire


Tristezze della luna

Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,

e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere
su questa terra una lagrima furtiva,
un pio poeta, odiatore del sonno,

accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole.

sabato 17 novembre 2007

venerdì 16 novembre 2007

Poesia del giorno: Erminio Giunta


Bahglan

Passi nella testa
mi stordiscono
se penso agli uomini che camminano
ai frutti che marciscono
veloci prima ancor
di vedere il sole
che esplode di luce bianca
in questa mattina d'autunno.
Mi avete colpito alle spalle
avete lasciato la mia carne
in mezzo ad un deserto
per ridere delle forme
e degli odori
della sua putrefazione,
e come me tanti altri,
ogni giorno
sono avvolti da questa spirale
lenta, di sabbia
che acceca e dissolve
vite prematuramente troncate
frutti acerbi
che maturano e muoiono
in esplosioni di colori
silenziosi.

giovedì 15 novembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Lamentazioni di un patriota
(a Pier Paolo Pasolini)


Nell’abbraccio delle tue gambe
Giglio unico e semplice
intravidi le bandiere della rivoluzione,
sopra il tuo seno il dondolio antico
di un’altalena.
Sulle tue guance era cosparsa una sera
senza paure e malinconie,
e su di me non si posò il lamento del vento.
Allora per dirti grazie
strofinai sulle tue mani
d’incanto
una luce tenue color madreperla.
Ma oggi è la gente che manda le mie rose
al patibolo.
E tu non puoi più aiutarmi.
E’ l’Italia,
macabra carne in decomposizione,
ventre sterile,
ribalta di miserabili puttane e necrofili ingordi,
croce dei poeti, supplizio dei santi, scoglio dei navigatori.
Parole putrefatte adulate sull’altare del televisore,
facce d’amianto,
popolo perduto
ad applaudire.
Se mi accarezzi
oggi
mi tagli.
Vorrei aspettare.
Ti chiamerei amore
se bastasse a qualcosa,
ma devo andarmene.
C’è una nuvola
che m’aspetta.

mercoledì 14 novembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


Sinfonia



Passo, passo

l'incedere scivola sullo sguardo teso.

Raccolgo il nastro rosso

del pensiero,

annodandomi lenta

al respiro di anemone.



Sorge qui ed adesso

la sinfonia acuminata

dei tuoi occhi,

lame che uccidono

del mondo

il nulla vacante.



Siamo nella terra di sabbia e sangue

ove germogliano gli angeli

a primavera.

martedì 13 novembre 2007

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


Il testamento dei Senza

Le mancanze hanno il difetto
di essere presenti e vispe.
E’ guardarsi con la bocca sporca,
sbavando parole confuse.
Dire, fare, baciare.
Scrivere una lettera e poi un testamento.
Di notti alla Porada per l’ultimo tiro,
di mattine a Montevecchia per un tramonto,
intravisto prima ma mai capito.
Di albori di Oslo e movide di Barça,
e di erranti errori di un ingenuo,
adolescente della seconda ora,
Di una parola dole poco rassicurante,
Di cinema in prima fila
per vederti baciare il tuo amante
Di un Oste di un bar senza via,
senza affitto e alloggio.
Come sempre mi hanno chiamato.
Di uno schiaffo, una corsa,
di un litigio su una panda verde.
ora è in via di estinzione.
Di notti solitarie insonni a spiare.
dai lampioni opachi di San Salvatore,
il tuo balcone illuminato.
Di feste piratesche in cui piangere
senza salvarti con un arrembaggio
Di un venerdi sera fuori dalla tua scuola,
bocciato senza appello
Di pomeriggi a passeggiare nella tua anima
e fumare un drum per farti piacere.
E di pensieri…
Vivere in una casa che non è la nostra.
Volere un figlio senza che ne fossi madre.
Volerti donna senza che mi amassi abbastanza.
Volermi uomo senza.
Senza.
Come me ora.
Come te domani.
Come noi in futuro.
Di nuovo insieme senza.

lunedì 12 novembre 2007

Poesia del giorno: Davide Canzi


SIAMO TUTTI UN PO' CLOWN

siamo tutti un po' clown...
scherzosamente buffi
con il nostro naso rosso
le scarpe grosse,
e quel panciotto spesso finto

siamo tutti un po' clown
prepariamo i nostri assi
con cura nella manica
e con fare spaesato
li estraiamo all'improvviso

siamo tutti un po' clown
di ritorno da una tempesta
prepararsi a qualsiasi festa
truccati e malinconici
con i nostri scherzi anacronistici

siamo tutti un po' clown
ma per quanto ancora lo saremo?
prima di perdere anche
la maschera che portiamo?

La maschera da clown
è bella da vedere
Ma non se la porti
Per nascondere il dolore
Della solitudine…

domenica 11 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Gabriel Garcia Marquez


Se per un istante

Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di
stoffa e mi regalerà un pezzo di vita,
probabilmente non direi tutto quello che penso,
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle
cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano,
starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri
parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente,
mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo
ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il
mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di
Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle
loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo
giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e
vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono
di innamorarsi quando invecchiano,
senza sapere che invecchiano quando
smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali,
ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma
con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo
pugno, per la prima volta, il dito di suo padre,
lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro
dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non
mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella
valigia, infelicemente starò morendo."

venerdì 9 novembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Considerazioni di un Insonne

A quest’ora la città non è mica diversa
dalla Luna:
l’unica differenza
è che non ci son bandiere da piantare,
né pianeti da scoprire.
A noi naufraghi di terra,
aborti della notte,
è stato concesso
un solo orgasmo dentro al cuore:
il resto è ricordare,
bastonarsi a sangue e
ricordare.
Imparerò Madre la normalità,
ti chiederò perdono quando
quest’estasi ipocrita
battezzata negli Inferi
Normalità
me la porterà il respiro di
una donna con una violetta in mano,
al primo sorriso
della sua esistenza.
“Eccolo, ho aspettato fino ad ora,
l’ho tenuto nascosto nella segreta eleganza
delle mie notti.
Per te, piccolo Uomo ammalato”.
Intanto le urla di un bambino bianco e morto
mi sfascian le lenzuola.
Urlano Impostore.
E laggiù, le voci degli spettri
dal Giardino dei Suicidi mi tormentano.
Madre falli tacere,
falli smettere,
falla arrivare.
Magari lì con lei,
una notte lontana da questa,
dormirò
finalmente il sonno dei
Giusti.
E baciandola ti
ringrazierò.

giovedì 8 novembre 2007

Poesia del giorno: Paolo Ornaghi


Omaggio a Cecco Angiolieri e ai miei amici Poeti–Cantautori

S’i’ fosse cocainomane snifferei lo mondo
S’i’ fosse eroinomane me lo inietterei
S’i’ fosse birra io l’annegherei
S’i’ fosse Berluscone me lo comprerei.

S’i’ fosse rock star allor sarei giocondo
Per trastullarmelo e girarmelo tutto a tondo
S’i’ fosse Vasco da Zocca o Kieth della pietra che rotola
Il sangue mi ricambierei
S’i’ fosse morte andrei dall’ipocrisia
S’i’ fosse vita fuggirei da lei
E similmente faria con lercia politica ed economia!

S’i’ fosse Sbranza, Balducci, Simone, Caccavale o Costanza
Il mondo esterno e quello interno di parol descriverei
S’i’ fosse D’Oria, il Mottadello o il Grasso Gian Luca
Gridando e piangendo lo canterei.

S’i’ fosse Pornaghi come sono e fui
un pertugio nella Terra scaverei
e l’Amor tutta la notte ed anco la mattina
con Lei farei.

mercoledì 7 novembre 2007

Poesia del giorno: Lorenzo Balducci


Lacrime di un coccodrillo


Un altro nonno scavato e assente sotto un velo bianco
trasparente
(serve per non sentire che il caroestinto già fa odore)
Vecchietto di sogni e passato in burrasca leggera
scombiccherati "mi ricordo" sul corriere della sera
Sguardo piano in fondo ai fondi di bottiglia, ora di cena,
che verso ministri e potenti a me chiede solo pena
Un tizio che penserà alle proprie storie ora ti infila sottoterra
e non lo sa della tua voce a Bologna che sussurra E' Finita La Guerra

martedì 6 novembre 2007

Poesia del giorno: Michele Mazzotta


Una giornata Senza

Una giornata Senza,
Senza voglia che sia diversa
diversa dalla mia immobilità
immobilità Senza requie:
così vorrei fossi ricordato.
Immobile come un ossessione,
ossessione innata di moto
perpetuo.

Con ali di cera
vorrei ruotar satellite
Senza rimpianti,
quando il colar della cera
sarà giusto dazio.
Non frenerò con braccia nude
la folle caduta,
gli spettatori vedranno
il vuoto abbracciarmi
ed io diventarne parte.

lunedì 5 novembre 2007

Poesia del giorno: Gianluca Grasso


L'alcolista

Putrido di sentimenti viola
Inzuppati di vino
CEMENTO

Le case degli altri
hanno tutte
Una cassetta per la posta.

(...come se qualcuno sapesse scrivere)

Degrado Regredito
Nausea come puzzose calze bucate
Di una prostituta bicentenaria

E domattina sconfiggerò le lame
Affilate come il sesso
Di una vita che esterna al mio corpo
Mi artiglia al collo.

Brindate alla morte da quando siete nati
E non siete nemmeno ubriachi.

Smetti di crepare che io mi adeguo!

domenica 4 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Boris Vian


Io non vorrei crepare
senza aver visto *almeno* i cani messicani neri
che senza sognare dormono a ciel sereno;
senza aver conosciuto ai tropici le voraci
scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo).
O anche i ragni argentati dai serici nidi felici
di spruzzi traforati.

No, non vorrei crepare ignorando se la presunta
monetina che spunta sotto la faccia della luna
stia a nascondere una seconda faccia a punta.
Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo.
Se le famose quattro stagioni
son proprio quattro e non tre.
Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia
guardando fissa la marmaglia dei guardoni.
Senza aver ficcato i miei *coglioni*
in ogni posto vietato.

Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
(beh, si fa per dire)
o almeno la febbre dei sette mali che
piu' o meno certamente si acchiappano laggiu':
resterei indifferente al bene e al male
purche' di tutta questa vasta delizia
l'assoluta primizia
fosse riservata a me.

E poi non basta, c'e' tutto cio' che conosco,
che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco
del mare dove le alghe sottili gareggiano nel
disegnare onde di walzer sugli arenili.
E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta
di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba...

... e i baci di quella ! Si, insomma quella, signori.
Ursula.
Ursulotta. La piu' bella orsacchiotta
fra tutte le orse maggiori.
Quella per la quale proprio non vorrei crepare
senza averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca,
i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e...
Basta! Questi son fatti miei. Si, taccio.

Morire ? Non posso, come faccio ? ( come si fa ? )

Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate
le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora,
i monti marini e le spiagge, beh, le spiaggie montagnose.
La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani
splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi
ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi,
socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi
Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
Dio, quante cose da fare,
da intendere e volere
da contare e aspettare,
Mentre la fine gia' avanza in notti sempre piu' nere.
Striscia, con la schifosa sembianza di un rospo.
Eccola, non c'e' piu' scampo.
Gli occhi nei miei...
No, proprio no,
in non verrei crepare,
nossignori, nossignore,
non senza aver fatto conoscenza
del sapore tormentoso di cui sono geloso e goloso.
Il sapore piu' delicato che si possa sentire.
Il piu' forte.

Io non vorrei crepare.
Senza aver gustato il gusto della morte.