venerdì 29 febbraio 2008

Poesia del giorno: Danilo Pettinati

IMPERSONALE
(BOZZA DI POETAZIONE ESTEMPORANEA)


Ma perché scriviamo, perché
ci siamo chiesti, cosa scrivere
significa per noi?
Fine febbraio, notte di confine
seconda a Torino. Ventiquattro anni, solo
ancora bambino, calda notte
invernale di confine, ultima
spiaggia ennesima d'adolescente
fuori corso. Anche voi lì fuori
da questo secondo piano solo
macchine sento e qualche tram
notturno come rumori d'un cielo
astratto. Viversi da fuori
come certo cinema, seguirsi
nei passi come sconosciuti e qualche volta
trovarsi, ma distanti ...distratti.
E scrivere. La propria impronta
nel tempo, e del tempo
volersi dentro un'impronta.

giovedì 28 febbraio 2008

Poesia del giorno: John Sbranza

Moti di ribellione

Incrocio occhi rassegnati al lavoro di
tutti i giorni
masturbazioni a domicilio
senza dovere guardare
e murales insaporiti d’arte varia
che non hanno spessore locale
Cerco la possibilità d’evadere
ma la trovo solo bevendo
.. così mi diverto!
Ma che cazzo di gioco è
l’insensibilità?
Vorrei parlare d’immigrazione
e proporre un’idea di politica
aziendale rafforzata
provare a consentire l’accesso
di camion a rimorchio nel centro del paese
per bloccare tutto
e mangiare in compagnia
ballare cantare
e disturbare Gli inquieti
tutta la notte
Vorrei che ci fossero più puttane per strada
e le mie amiche in vetrina per vedere se poi magari
è meglio così
Distruggere l’incredulità delle persone e dei conoscenti
con frasi e modi di pensare diversi e NN conformi
arrotondare lo stipendio bruciando auto municipali
per fare capire allo Stato che lo stipendio non basta
Diventare sordo e cieco
per avere un motivo reale che faccia davvero compassione
Ungermi di dolore …
a no!Scusate!
Questo l’ho già fatto!

mercoledì 27 febbraio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi

I capitali del mondo!



Superbamente ci propinate

Le vostre insulse regole

Mostrandovi a petto in fuori

Alzando il mento sopra i più poveri



Non badate al troppo lavoro

Ritenuto un dovere minore

Solo l’ozio fa gola a voi

che scansate fatiche e guai



sebbene nel lusso

non vi basta più il vostro sesso

cercate amanti nuovi

fregandovene dei nostri cuori



vorrei che la mia ira

scenda su di voi

ma io non sono dio

e voi non siete poi cosi eroi



e tra voi ingordi

di danaro e cibi succulenti

non vi è nessuno che pensa

ai mendicanti della mensa



potrei invidiarvi per quel che avete

ma so che me ne pentirei

per poi non essere felice

proprio come voi



e non parlatemi di avarizia,

il mondo straborda di ingiustizie

e chi più può se ne vizia

e nulla resta alla gente distinta



di questi sette punti

sono giunto al dunque

non mi resta che pregare

per un mondo migliore!

Che qualcuno capisca

Che il mondo va a puttane

E non per doppio senso

Ma perché un terzo di noi

Muore di fame

Personalmente non sono un santo

E neanche un eroe

Ma nel mio piccolo ho rispetto

E le ingiustizie mi mettono rigetto…

martedì 26 febbraio 2008

Poesia del giorno: L.A.P.Balducci vs F.P.C.Costanza

La spada del poeta

Un poeta di modelle non ne ha,
che lavori per se stesso oppure che
inchiodi le parole per Sua Santità,
che parli di zingari oppure di re.

Un poeta ha sogni da immolare
giorni, bottiglie, e notti da stracciare,
nelle orme del vizio lascia la memoria,
e nel ricordo lascia la sua gloria.

Giorni buttati e canzoni d'amore,
parole al chilo che non danno pane
perchè non guadagna a contare dolore.

Solo peccati nelle cerbottane,
occhi grandi occhi dolci ha il suo malore!
Lividi neri su bianche bottane...

lunedì 25 febbraio 2008

Poesia del giorno: Irene Leo


Petali di cenere



Come il segno del ferro sulla pelle arsa,

di spine è corona il tuo nome bianco, senza petali.

Non vedo l'inchiostro del verso sulla tua via

né la forza distruttrice di un lampo eterno.

C'è solo cenere qui, che soffio con le ciglia

d'occhi, perché non mi tocchi ma mi sfiori soltanto

come una marea fervida che arriva ma non lava.

Qui a caldo, sulla scale, in questa finestra, in quella stanza

in ogni luogo è il tuo segno nero.

Un sorriso capovolto,

flessuosa miseria

che mi arricchisce le narici,

ma mi dondola senza meta

nel cuore.

domenica 24 febbraio 2008

La domenica poesia d'autore: Vincenzo Cardarelli

Ottobre

Un tempo, era d'estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all'autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest'aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulla vigne saccheggiate.

Sole d'autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell'anima.
Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t'inoltri
e sei lì per spirare.
E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch'è tutta una dolcissima agonia.

sabato 23 febbraio 2008

Il Sabato del Villaggio: Echo de lune

venerdì 22 febbraio 2008

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


Il sottoscala (dopo averti sognato…)

Le gocce dell’ultima bottiglia,
nello sfiorare del bicchiere
rot-to,
al bancone.
e da incollare
come cocci di un vuoto a rendere,
per poche monete,
che tanto l’euro non tira a campare
come me…
che tanto di euro vado a campari
soda…
come il sole di mezzanotte sui fiordi
impiccato insieme alle mie nostalgie.
un due tre
stella del mattino,
sai,
sputo nel piatto dove mangio,
tanto mi importa solo bere…
ti stringo in Brera,
come un laccio emostatico,
non posso farne a meno.
Voglio comprarti un vestito
per quella festa da’nnata,
e festeggiare il nostro anniversario,
come mai fosse morta,
la corsa dei sospiri.
Nefasto vento tra i capelli,
ti ha rubato a Monterosso
mentre partivo…
e so che hai pianto
sulla panchina in legno
piena di scritte
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
anonime
come noi adesso.
Ho addosso tanto di quella merda,
e legato al dito tante di quelle cose,
da non aver posto per la dignità.
Voglio scartavetrare il mio fegato
per trovarne altri due,
col bianco
a fare da vedetta.
-L’amore è un bicchiere
di Sangiovese a Rimini,
sporco di sabbia-
Di giorno sono solo,
e Seregno mi prende in giro.
Stavo meglio male accompagnato.
E quando la luce va via,
con due occhiaie sul cuore
e due borse sotto gli occhi,
perdo tutta la posta in palio
puntando su corse truccate
e finti fantini che mi hanno rotto la schiena.
E’ tutto un sogno,
l’incubo l’ho già vissuto.
L’aspirina per il mal di testa non basta più
il gin tonic fluisce facile,
che tanto nel letto non ho + lenzuolo,
né cuscini,
e nello zaino
neanche libri,
tanto poi non si impara nulla.
Vinco sempre la medaglia di sbronzo.
Ha due facce,
e ultimamente
ribrezzo entrambe.

giovedì 21 febbraio 2008

Poesia del giorno: da "Budapest"


La Ballata delle Ceneri


Come una madre non dovrebbe vedere di un figlio
la morte,
così nei cimiteri di campagna
gli spettri esalati da bottiglie ammalianti donate
ai martiri d’oggi dai demoni d’ieri
non dovrebbero danzare sulle lacrime che
sudan le croci.
Così il cielo si permette di urlare alla terra,
le sue braccia non son poi così grandi
per accoglierci tutti.
L’inferno è dunque il riposo di scarti e d’avanzo di carni,
la cui colpa è nera come i maestri che non han saputo
insegnarci la fede.
Il paradiso è per gli alberi e i laghi che guardano in alto.
E il vento ci ricorda fra lapidi e spade pendenti.
Baciami allora,
che la foglia si stacca e
crescon le unghie dei morti:
l’essenza per l’uomo perduto è che per lui niente è
abbastanza,
l’essenza per l’uomo perduto è restarne
senza,
che sia vita o morte,
ovunque e comunque,
a mani alzate,
senza.


“Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo; rinnova i nostri giorni come in antico, poiché non ci hai rigettati per sempre, né senza limite sei sdegnato contro di noi”.
Lamentazioni di Geremia 5, 21- 22

mercoledì 20 febbraio 2008

Poesia del giorno: Rosanna Palmieri


Mare/Vita

M' immergo nelle lenzuola bianche
di questo letto che si fa oceano di gioia,
dentro quest'acqua non faccio resistenza,
docile inarco la schiena a un vento che accarezza,

mi tuffo di getto in questo mare/vita,
che tenace dona e prende senza pudore,
onda dopo onda, che, l'una nell'altra, tocca
il fondo per riemergene poi più pronta,

non ho paura di sciogliermi nè di scivolare
dentro la trasparenza che si muove,
in questa culla c'è un silenzio che mi parla
di te e di me come mi parla il sogno

e non c'è porta da aprire nè pioggia a ferire,
si assapora l'eterno perchè si annulla il tempo
dinanzi alla miriade di percorsi che si schiudono
e si dipanano da noi verso l'immenso,

ogni cosa levigata e non corrosa mostra,
arresa, la propria inutilità di sedia capovolta,
non danno eco le parole neppure le più dure,
da labbra/corallo muovono per onde/madreperla,

ingoio il mondo privo di capo e coda,
certa che se finisco a fondo posso sguazzare
all'infinito nella paziente forma, che ridonda,
riempendomi, riempita, di me e della vita.

martedì 19 febbraio 2008

Poesia del giorno: Lorenzo Andrea Paolo Balducci


IL CACCIATORE

Un giorno farò l'amore con un angelo
avrà un nome bellissimo e le ali tutte d'oro
Avrà gli occhi di una donna
e labbra che sanno baciare
e respiro caldo nelle mie orecchie
La bibbia è un libro bugiardo
e dalla prima all'ultima pagina mente
Gli angeli hanno il viso di donna
ricco di luce e d'amore
ma quella luce quell'amore non sono io
non sono dio
Gli angeli hanno grandissimi occhi azzurri
ed il cuore squarciato d'amore
che non sanno a chi dare
Un giorno ne afferrerò uno per le ali
dopo giorni acquattato tra l'erba alta e il fango
Salterò e le spaccherò le ossa per averla mia
con pochissima poesia
E chiuderò quell'angelo
a inondare di lacrime un angolo
a scoparmi e a scopare
casa mia

lunedì 18 febbraio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi


Come un Treno


Sono un treno

Uno di quelli notturni

Poche fermate

E tanta strada

Ho una traccia da seguire

Faccio tappe solo ad ogni fiore

Mi lascio obliterare

Abbonato al marchio di fabbrica

E poi mi soffermo

Immobile nelle stazioni

Piene di ricordi

Incontrando passeggeri

Mai di passaggio

Ho anche una tabella

di frequentatori

La tengo aggiornata

Come i miei orari.

Mi metto in marcia

Ricercando incroci

Rosso…. Verde!

Ecco… continua di qua!

Percorro la vita

Cadenzandola di emozioni

Più o meno forti

È bello fermarsi

La notte

Riflettere sul giorno

E morire di rimpianti

Ti fa vivere più intensamente!

Ho visto gente baciarsi

Riabbracciarsi

Dopo una lunga astinenza

Correre veloce

Per poi fermarsi e piangere

Amarsi per una corsa

Odiarsi per la stessa

Conoscersi per inerzia

Contatti poi subito dispersi

È così che va

Sono un treno

E corro….

…corro veloce

Sento il vento

Sul viso

Che mi accarezza

E mi regala un sorriso

Vado avanti per la mia strada

Aspettando la svolta,

quella svolta

che si attende da una vita

quella svolta

che non è mai come la si aspetta

quella svolta

cosi com’è, come sarà, se ci sarà.

e nel frattempo

ammiro il paesaggio…

buon viaggio!

domenica 17 febbraio 2008

La domenica poesia d'autore: Francois Villon


La ballata degli impiccati

Fratelli ancora vivi, o umana gente,
non siate contro noi duri e spietati!
Più presto troverete Iddio clemente,
pietà portando a questi disgraziati...
Cinque, sei, ci vedete qui impiccati:
già in polvere si va, stecchito ossame,
ché i corpi, cui saziammo cento brame,
da un pezzo sono putridi e distrutti...
Non irridete questa sorte infame,
ma Dio pregate - che ci assolva tutti!

E non vi sdegni il nome di fratelli,
anche se noi morimmo giustiziati:
spesso difetta il senno nei cervelli,
voi lo sapete, e avvengono i peccati...
poiché la morte adesso ci ha ghiacciati,
fate che Cristo scusi i nostri torti,
che avaro non ci sia dei suoi conforti
e nel fuoco infernale non ci butti!
Nessuno ci molesti: siamo morti.
Ma Dio pregate - che ci assolva tutti!

Ci lisciò la pioggia e ci ha lavati,
e neri e secchi diventammo al sole:
le gazze e i corvi gli occhi hanno strappati
e barbe e ciglia... Macabre carriole,
il vento ci sballotta come vuole,
di qua, di là, mai fermi - e le beccate
in ditali le salme hanno mutate...
e sempre avanti e indietro, come i flutti...
Di questa compagnia, dunque, non siate,
ma Dio pregate - che ci assolva tutti!

Principe da cui siamo governati,
Satana non ci tenga incatenati:
più nulla noi facciamo che gli frutti...
uomini, basta con gli scherni usati,
ma Dio pregate - che ci assolva tutti!

sabato 16 febbraio 2008

Il Sabato del Villaggio: Guido Catalano

venerdì 15 febbraio 2008

Poesia del giorno: da "Budapest"


Lamentazioni dell’ Appeso


Nell’orrore del silenzio tremendo
che non può essere spezzato,
dove sarà la dolcezza che non conosco più?
Dove quel passato che voglio ascoltare ancora?
Bisogna stare immobili e ad occhi chiusi,
avvolti dalla cenere e coperti dalla terra,
perduti in una notte sola per levarsi di dosso
l’ingombro dell’abbandono?
Buio, Notte, Sangue, ho paura e mi sento strano.
Sono come l’edera aggrappata ai muri dei palazzi antichi,
quando l’autunno la fa porpora.
Ed è dolce mentre sospirando aspetta la sua
fine.
Sento levarsi struggente e tenera la supplica del vecchio che non vuol
morire,
così simile alla mia.
La cera spegnerà il lume.
E tu in quel momento che farai,
mia piccola fiaba notturna?
Insieme alla carne metterò a tacere il mare nero che mi è rimasto
dentro, quel canto lontano d’amore,
troppo leggero per essere sopportato.
Ridicolo e tragico come il nano del circo.
E finalmente dormirà la Perdita,
sbocciata insieme al canto.
Del resto non mi importa,
perché la vita degli uomini in fondo è tutta
qua,
nei giorni e nelle cose che vanno e si sciupano,
petalo dopo petalo.
I soli fiori che durano per sempre hanno corpo di
plastica,
e come feti abortiti,
nascono
morti.

giovedì 14 febbraio 2008

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


RIFIUTO NAPOLETANO

Ho visto il bel sorriso di una ragazza,
e me ne sono fottuto,
pensando solo al mio dolore.
Dolo senza colpa, bruciavo dentro.
Camorrista espatriato,
trafficante d’organi,
ho scambiato fegato e cuore,
con reni e polmoni.
Ora non fumo,
brucia la gola,
e piscio monotonia
in testa alla gente per sapere come è.
Nessuno risponde, tutti urlano,
tacciono sentimenti,
vivono relazioni stabilmente inutili,
e sopravvivono mentre io
bevo una birra malato.
Stride il collo bevereccio,
vomito al Vomero,
ed a Posillipo una carezza mi ammorbidisce;
la memoria disonesta,
mi trascina alla discarica.
Riciclato a nuova vita
Rido per non piangere.
Napoli pè bellezz,
Roma pè santità.
Io né bello né santo,
brucio come mondezza a Mergellina.

mercoledì 13 febbraio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi


PAURA DELLA SOLITUDINE ETERNA

Vi è mai capitato?
Intendo bere a sproposito
Intendo farvi del male
Intendo per qualcosa di grave
La vostra vita in frantumi
La mancanza di emozioni
La perdita di amori
L’anestesia del sapere
Di essere soli
Ebbene intendo questo
Quando ti guardi intorno
E vedi solo il resto
E tu?
Aspetti
Come uno scemo
Un treno che è in ritardo continuo
Ed hai paura
Che la verità
Quella vera
Sia questa! nuda e cruda
L’essere lasciati in disparte
Senza arte nè parte
e poi quando restano soli per qualche periodo
già gli sembra che sia tutta una merda
vorrei dirvi
ma avete mai provato la solitudine eterna?

martedì 12 febbraio 2008

Poesia del giorno: Federica Gemma


Cosa sto aspettando
- E' tutto Maledetto sino al confine
Nascosta
sotto un'antica ombra
quella minutissima girandola
di dispiacere danzante
ruota di ritmo secolare
Respirare sorridendo
il giorno libero
Annaspare dentro l'occhiata
del Passante incandescente.
Dolore. Preoccupazione cocente
& seria
per la cosa che scorderemo
L' Attimo Dopo
Ma se la legge è legge
leggeremo più oppure meno leggermente
sopra l'Infinito?
Siamo nel film della Storia
carta carnale
lupi nati senza voce e corpi celesti
Pallidi Morenti
in una notte rinchiusa da sempre
Saggi repressi,
fiori di loto inscatolati.
Prima della fine
voglio raggiungere
la collina dello Splendore
a Oriente - Verde smeraldo
e parlare - Quiete
di me a me stesso

lunedì 11 febbraio 2008

Poesia del giorno: John Sbranza


Ombra e luce
(a Gianni, che riposi in pace ..)

Purtroppo la fortuna ha una faccia che non mi piace!
Non è bastato correre una vita intera per scontare disgrazie impossibili
d’afferrare.
Mi avveleno di dolore su sto cazzo di divano
povero di me, e di tutto il resto che non basta, e tu ..
Chissà che fine avrai fatto, magari riesci anche a ridere di me in questo
preciso momento.
Quello che davvero mi spaventa è avere un giorno una famiglia
e debiti da pagare
e Krepare di stress come mio padre dopo avermi fatto l’occhiolino.
La bellezza passa troppo tempo davanti allo specchio,
è la stupidità ad affascinarmi perché
è realmente ciò che vedi.
E mi dice: “Continua a sognare” .. Ma io Cazzo, è una vita che lo faccio ..
ma il difficile è provarlo questo Malessere costante, perché noi tutti siamo uguali,
è una Stronzata per Stronzi!
C’è chi sta bene e chi sta male, e non riesce ad esprime sensazioni
se non su fogli di carta sparsi per casa.
Questa è la mia gente, questo è il mio onore!
La nostra abilità di stare male da soli ed in Silenzio.
Le proprietà delle nostre azioni sono un gesto conseguente
del nostro corpo malato .. ed il respiro l’ho sciolto
nelle lacrime che ho venduto solitario
come un Matto.

J.Sbranza, tuo figlio

domenica 10 febbraio 2008

La domenica poesia d'autore: Salvatore Quasimodo


Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

sabato 9 febbraio 2008

venerdì 8 febbraio 2008

Poesia del giorno: Danilo Pettinati


Sarà arte un solitario rancore
sarà un torto chiavato nello stomaco
consapevole straziante furore
e furioso della coscienza un conato

sarà arte uno spasmo abbagliante
lu di luce che pulsa nella bocca
una lacrima si stacca ed ha forza
nel cadere d'oceano travolgente.

giovedì 7 febbraio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi


Poesie



Le poesie hanno i lupi dentro

Mordono le carni tenere

e si insidiano rabbiosi

nelle viscere dell’interno



le poesie sanno esser farfalle

leggiadre dolci e passionali

parlando d’amore

e di discorsi leggeri



le poesie come balene

care creature in via d’estinzione

vengono arpionate senza tatto

cetacee e belle nel profondo



le poesie, talpe del sottosuolo

scavano nel profondo

facendosi strada

al riparo dal mondo



poesie,

unica arma

per sensibili anime

esprimiamo la nostra vita al meglio

trasferendoci sul foglio

che sia elettronico o di carta

poesie per tutti

ma chi ci ascolta?

mercoledì 6 febbraio 2008

Poesia del giorno: Lorenzo Andrea Paolo Balducci


CLOSE

Silence please...
Sto seduto su una sedia impossibilmente alta,
è ridicola, certo, lo so.
E ho un vestito troppo serio, sudo,
mentre due terribili lustri mostri
gialli di sole colano sangue e rabbia ed eleganza per i vostri cuoringola
Chiedo silenzio con la voce di naso e senzautorità
irriso sotto i guanti e i cappelli costosi.
Alla signora coi grandi occhiali neri, chi piace?
Il giovane o l'esperto?
Poco importante, ho deciso che ha già perso.
Faccio così, seduto sopra il mondo
con la vita accanto.
Sono quello che alza e abbassa lo sfondo
non sono satana non sono un santo.
Sono quello seduto qua sopra.
E come finisca il gioco
lo decido io.
Game.
Set.
Match.

martedì 5 febbraio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi


Lucidiluci

luci dal basso
lucida follia
luci d'atmosfera
lucide emozioni
luci di scorta
lucidi presagi
luce d'alba
lucido tramonto
luce al neon
lucido presagio
luci lucide
le luci di..
lucidità

lunedì 4 febbraio 2008

Poesia del giorno: Paolo Ornaghi


L'unico senso è
STARE
aspettando il
MORIRE.

domenica 3 febbraio 2008

La domenica poesia d'autore: Izet Sarajilic


Questa sera ameremo per loro.
Erano 28
Erano cinquemila e 28
ce n’erano piu’ di quanto amore ci sia mai stato in una poesia
ora sarebbero padri
ora non ci sono piu’.
Noi, che sui marciapiedi di un secolo abbiamo sofferto
le solitudini di tutti i Robinson del mondo,
noi, che siamo sopravvissuti ai carri armati e non abbiamo ucciso nessuno,
questa sera ameremo per loro.
E non chiedere se potevano tornare.

E non chiedere se si poteva tornare indietro mentre per l’ultima volta
rosso come il comunismo, bruciava l’orizzonte dei loro desideri.

Attraverso i loro anni senza amore, trafitto e ritto,
e’ passato l’avvenire dell’amore.
Non ci sono stati segreti di erba schiacciata.
Non ci sono stati segreti di bluse sbottonate.
Non ci sono stati segreti di gigli lasciati cadere dalle mani stremate.
C’erano le notti
c’era il filo spinato, c’era il cielo che si guarda per l’ultima volta,
c’erano i treni che tornavano vuoti e squallidi,
c’erano i treni e i papaveri,
e con essi, con i tristi papaveri di una estate da soldati,
con un magnifico senso di imitazione si batteva il loro sangue.

Intanto su Kalemegdan e sui Nevskij Prospekt,
sui Boulevards del Sud e i Quais degli Addii,
sui Campi dei Fiori e sui Ponti Mirabeau,
meravigliose anche quando non amano,
attendevano le Anne, le Zoje, le Jeanettes.
Attendevano il ritorno dei soldati.
Se non fossero tornati
avrebbero dato ai ragazzi le loro bianche spalle mai abbracciate.

Non sono tornati.
Sui loro occhi fucilati sono passati i carri armati
sui loro occhi fucilati,
sulle loro Marsigliesi mai cantate fino in fondo,
sulle loro illusioni crivellate.
Ora sarebbero padri.
All’appuntamento d’amore ora attendono come tombe.
Mia piccola grande,
questa sera ameremo per loro.

sabato 2 febbraio 2008

venerdì 1 febbraio 2008

Poesia del giorno: John Sbranza


Mormorii

Fantasia perdonami
ho fracassato il nuovo anno coi miei
vecchi ricordi
ma il talento per l’errore
ce lo avevo anche prima
Non ho idea del mio aspetto
che poco a poco è penitenza
risarcimento incontrollabile
di effetti madornali
Presentami alla disperazione
che non mi fa paura
perché non mi trovo umano
neppure quando sono felice
In ginocchio perdonerò le mie colpe
che impazienti di rinunciare
si ribellano e mi schiacciano
facendomi Pelle
Che mi costringe inutilmente
a sopprimere la gioia