venerdì 30 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: William Shakespeare


Sonetto LX


E come l’onda al sasso sulla rena,
così va la risacca degli istanti:
poi che ogni primo il suo secondo mena,
precìpite teoria che corre avanti.
Creatura pur venuta a luce, lesta
si fa matura, in più pieno splendore;
ma il sole eclissa – insidia già funesta,
e il tempo dona e toglie, traditore.
Trafigge il tempo i fiori del passato,
spinge l’aratro sulle fronti liete,
si nutre del fior fiore che ha creato,
né si dà scampo, quando falce miete.
Pure, al futuro lascio questo canto:
possa, vincendo il tempo, esserti vanto.

giovedì 29 novembre 2007

Giorni rivoluzionari:Vladimir Majakovskij


LA NOSTRA MARCIA

Battete in piazza il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena di un nuovo diluvio
laveremo le città dei mondi.

Il toro dei giorni è pezzato.
Il carro degli anni è lento.
Il nostro dio è la corsa.
Il cuore è il nostro tamburo.

Che c'è di più celeste del nostro oro?
Ci pungerà la vespa d'un proiettile?
Nostre armi sono le nostre canzoni.
Nostro oro le voci squillanti.

Prato, distenditi verde,
copri il fondo dei giorni.
Arcobaleno, dà un arco
ai cavalli veloci degli anni.

Vedete, il cielo s'annoia delle stelle!
Senza di lui intrecciamo i nostri canti.
Ehi, Orsa Maggiore, esigi
che ci assumano in cielo da vivi!

Bevi le gioie!Canta!
Nelle vene la primavera è diffusa.
Cuore, batti la battaglia!
Il nostro petto è rame di timballi.

(Novembre 1917)

mercoledì 28 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: Boris Vian


IL DISERTORE

In tutta verità Illustre Presidente
le scrivo la presente che forse leggerà
Qui tra le mani ho l'avviso militare
che mi dovrò arruolare questo Mercoledì
Però le dico no, la guerra non mi va
per ammazzare chi? la gente come me
Si arrabbierà però Illustre Presidente
le dico francamente che io diserterò

Mio padre non c'è più, appena sono nato
è andato via soldato, non è tornato più
Da quasi un anno già mia madre è sottoterra
si fotte della guerra e credo anche di lei
Quand'ero in prigionia m'hanno portato via
la moglie, la poesia e la mia gioventù..
All'alba me ne andrò e sbatterò la porta
su questa storia morta, la vita sceglierò

Per vivere sarò poeta e mendicante
del mondo sarò amante, a tutti griderò
"No, non partite più, restate sulla terra
sputate sulla guerra, non obbedite più"
Se proprio insisterà, se sangue servirà
potrà versare il suo, diventi un vero eroe.
E se mi cercherà avverta i suoi gendarmi
che possono spararmi, io armi non ne avrò

martedì 27 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: Bob Dylan


Una dura pioggia cadrà

[...]

e cosa hai visto
figlio d'agli occhi azzurri
cosa hai visto
dolce mio figlio
ho visto un neonato
e bianchi lupi lo circondavano
ho visto una strada di diamanti
e nessuno vi camminava
ho visto un ramo nero
e il sangue ne gocciolava
ho visto una stanza piena di uomini
e i loro mantelli sanguinavano
ho visto una scala bianca
tutta coperta d'acqua
ho visto diecimila che parlavano
e le loro parole erano un balbettio
ho visto fucili e spade affilate
nelle mani di bambini
e una dura dura
pioggia cadrà

e cosa hai sentito
figlio dagli occhi azzurri
cosa hai sentito
dolce mio figlio
ho sentito il fragore di un tuono
e il suo rombo era un avvertimento
ho sentito il fragore di un'onda
che potrebbe sommergere tutti il mondo
ho sentito cento tamburini
e le loro mani erano in fiamme
ho sentito diecimila bisbigliare
e nessuno ascoltare
ho sentito un uomo morire di fame
ho sentito molti altri che ridevano
ho sentito la canzone di un poeta
che è morto nella strada
ho sentito il suono di un pagliaccio
che piangeva nel cortile
e una dura dura
pioggia cadrà

[...]

e cosa farai adesso
figlio dagli occhi azzurri
cosa farai adesso
dolce mio figlio
tornerò la fuori
prima che la pioggia cominci a cadere
camminerò nel profondo
della più profonda nera foresta
dove molti sono gli uomini
e vuote sono le loro mani
dove pallottole di veleno
contaminano le loro acque
dove la casa nella valle
è una sporca e fredda prigione
e la fatica del boia
è sempre bene nascosta
dove la fame è brutta
dove le anime sono dimenticate
dove nero è il colore
dove zero è il numero
e lo dirò e lo ripeterò
e lo rifletterò e lo respirerò
e rifletterò dalle montagne
così che tutte le anime lo vedano
poi starò in piedi sull'oceano
fino a quando comincerò ad affondare
ma saprò la mia canzone bene
prima di cominciare a cantare
e una dura dura
pioggia cadrà

lunedì 26 novembre 2007

Giorni rivoluzionari: Dimcho Debeljanov


Se morrò in guerra
nessuno mi rimpiangerà:
ho perduto la madre,
e sposa non ho trovato,
né amici io ho.
Dal mondo me ne andrò,
sì come venuto son,
senza scalpore,
come canto che
tacito
desta inutil ricordo.

domenica 25 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Primo Levi


L'approdo


Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all'osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l'uomo come una fiamma spenta,
Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
Che ha deposto il carico
e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
ma guarda fisso il sole che tramonta.

sabato 24 novembre 2007

venerdì 23 novembre 2007

Poesia del giorno: Paolo Ornaghi



RAISING HELL


C’è la notte silente di pece
C’è il non essere presente che cresce
E l’Inferno sempiterno della disunione disuguale.
Sento fermento e lo trattengo a stento
E mi visita il Demonio travestito d’amicizia,
camuffato di carezze, di dolcezza.
E ceno con Satana tra le fiamme dell’ipocrisia
E adunghio l’Inferno dall’interno del mio sterno
E Sant’Iddio lo sento pure venir dall’esterno
fatto di sfottò, fatto d’usufrutto, disfatto d’inutili parole,
rapporti che non sbocciano e incancreniti appassiscono
marci in schizofreniche stagioni d’escrementi.
Adunghio l’Inferno, lo raggiungo per Dio
Ed è un mare senza pesci in assenza di suoni
ed i pochi che senti, che vedi
son falsi e non buoni.

E gli inferi e i miei Demoni son qui sacramento di Dio!
Nel silenzio di pece, nell’assenza di suono
mi passeggiano a fianco,
mi stringono le mani, mi baciano, carezzano e sorridono
nello scontento del nostro inverno,
nella falsità che inchioda
e mentre ricambio ignaro d’Inferno,
gli passo oltre e ne schiaccio la coda!

giovedì 22 novembre 2007

Poesia del giorno: John Sbranza


In Purgatorio (Io vs S. Pietro)

Uccidimi
,
mi stai uccidendo già
fottuta e fragorosa Ansia generosa
di Male!
Mi uccidi
,
sono qua
pronto a distruggere il mio corpo
per farti star male!
Il coraggio me lo hai costruito tu
e la mia vendetta
è un gemito sconvolto di paragoni ineguagliabili
… strafatti!
Bruciami Dentro
Anima Incostante
Panico perverso
di lacrime in Panico
Lucida discrezione
palpabile sarcasmo
Emozione in visibilio
Le mie grida in
Purgatorio
.
Fottimi
aaaa….hhhh….
Oramai è un piacere!
Or uar.

mercoledì 21 novembre 2007

Poesia del giorno: Danilo Pettinati


Poesia espressionista


E se proprio ora questo mio cuore
stanco all'improvviso di tanto battere
si fermasse?
Non il gin o la vodka
non l'asfalto nè la droga o l'amore
folle l'avrebbe ucciso ma la noia.
La noia assurda dei giorni già scritti
la noia mortale d'un avvenire
sfregiato chiuso inespresso.
Silenzio.
L'inciampo occasionale d'un istinto
forse un capriccio tradito.
Silenzio.
E se proprio ora questo mio cuore
pesante nel petto come un macigno
si fermasse?
Mi sveglierei domani
d'un colore più triste, solo al mondo
e randagio come un gatto.
Un urlo.

martedì 20 novembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


L'ora di Marte.



E' la notte lama d'osso,

che la mano chiusa non svela.

Falda segreta il miele di fiore purpureo.

Passo incauto del cherubino custode, scopre il velo,

e ape, non sugge il silenzio, né il desiderio.

Aspro assenzio è il sonno nel deleterio amore.

E nell'ora di Marte, si rià il passo,

mentre l'ombra già muore.

lunedì 19 novembre 2007

Poesia del giorno: Rosanna Palmieri


Giunti alla fine
del computo del tempo
a rinterrare mappe
ci scopriamo,

dopo avere gridato
ciò che era evidente,
ammutoliamo
di fronte all'essenziale.

Maestri nel lasciare
andare i ricordi
a piene mani
li abbiamo regalati,

ben ancorati
alle radici dei capelli,
quasi a tenere
il fulcro dei sentimenti,

ci siamo insinuati
nelle vite, a vicenda,
alla maniera dell'aria
tra le fessure di una porta,

capita l'amore
come accade il tempo
dentro una casa sul mare
in pieno inverno.


Capita

domenica 18 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Charles Baudelaire


Tristezze della luna

Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,

e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere
su questa terra una lagrima furtiva,
un pio poeta, odiatore del sonno,

accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole.

sabato 17 novembre 2007

venerdì 16 novembre 2007

Poesia del giorno: Erminio Giunta


Bahglan

Passi nella testa
mi stordiscono
se penso agli uomini che camminano
ai frutti che marciscono
veloci prima ancor
di vedere il sole
che esplode di luce bianca
in questa mattina d'autunno.
Mi avete colpito alle spalle
avete lasciato la mia carne
in mezzo ad un deserto
per ridere delle forme
e degli odori
della sua putrefazione,
e come me tanti altri,
ogni giorno
sono avvolti da questa spirale
lenta, di sabbia
che acceca e dissolve
vite prematuramente troncate
frutti acerbi
che maturano e muoiono
in esplosioni di colori
silenziosi.

giovedì 15 novembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Lamentazioni di un patriota
(a Pier Paolo Pasolini)


Nell’abbraccio delle tue gambe
Giglio unico e semplice
intravidi le bandiere della rivoluzione,
sopra il tuo seno il dondolio antico
di un’altalena.
Sulle tue guance era cosparsa una sera
senza paure e malinconie,
e su di me non si posò il lamento del vento.
Allora per dirti grazie
strofinai sulle tue mani
d’incanto
una luce tenue color madreperla.
Ma oggi è la gente che manda le mie rose
al patibolo.
E tu non puoi più aiutarmi.
E’ l’Italia,
macabra carne in decomposizione,
ventre sterile,
ribalta di miserabili puttane e necrofili ingordi,
croce dei poeti, supplizio dei santi, scoglio dei navigatori.
Parole putrefatte adulate sull’altare del televisore,
facce d’amianto,
popolo perduto
ad applaudire.
Se mi accarezzi
oggi
mi tagli.
Vorrei aspettare.
Ti chiamerei amore
se bastasse a qualcosa,
ma devo andarmene.
C’è una nuvola
che m’aspetta.

mercoledì 14 novembre 2007

Poesia del giorno: Irene Leo


Sinfonia



Passo, passo

l'incedere scivola sullo sguardo teso.

Raccolgo il nastro rosso

del pensiero,

annodandomi lenta

al respiro di anemone.



Sorge qui ed adesso

la sinfonia acuminata

dei tuoi occhi,

lame che uccidono

del mondo

il nulla vacante.



Siamo nella terra di sabbia e sangue

ove germogliano gli angeli

a primavera.

martedì 13 novembre 2007

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


Il testamento dei Senza

Le mancanze hanno il difetto
di essere presenti e vispe.
E’ guardarsi con la bocca sporca,
sbavando parole confuse.
Dire, fare, baciare.
Scrivere una lettera e poi un testamento.
Di notti alla Porada per l’ultimo tiro,
di mattine a Montevecchia per un tramonto,
intravisto prima ma mai capito.
Di albori di Oslo e movide di Barça,
e di erranti errori di un ingenuo,
adolescente della seconda ora,
Di una parola dole poco rassicurante,
Di cinema in prima fila
per vederti baciare il tuo amante
Di un Oste di un bar senza via,
senza affitto e alloggio.
Come sempre mi hanno chiamato.
Di uno schiaffo, una corsa,
di un litigio su una panda verde.
ora è in via di estinzione.
Di notti solitarie insonni a spiare.
dai lampioni opachi di San Salvatore,
il tuo balcone illuminato.
Di feste piratesche in cui piangere
senza salvarti con un arrembaggio
Di un venerdi sera fuori dalla tua scuola,
bocciato senza appello
Di pomeriggi a passeggiare nella tua anima
e fumare un drum per farti piacere.
E di pensieri…
Vivere in una casa che non è la nostra.
Volere un figlio senza che ne fossi madre.
Volerti donna senza che mi amassi abbastanza.
Volermi uomo senza.
Senza.
Come me ora.
Come te domani.
Come noi in futuro.
Di nuovo insieme senza.

lunedì 12 novembre 2007

Poesia del giorno: Davide Canzi


SIAMO TUTTI UN PO' CLOWN

siamo tutti un po' clown...
scherzosamente buffi
con il nostro naso rosso
le scarpe grosse,
e quel panciotto spesso finto

siamo tutti un po' clown
prepariamo i nostri assi
con cura nella manica
e con fare spaesato
li estraiamo all'improvviso

siamo tutti un po' clown
di ritorno da una tempesta
prepararsi a qualsiasi festa
truccati e malinconici
con i nostri scherzi anacronistici

siamo tutti un po' clown
ma per quanto ancora lo saremo?
prima di perdere anche
la maschera che portiamo?

La maschera da clown
è bella da vedere
Ma non se la porti
Per nascondere il dolore
Della solitudine…

domenica 11 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Gabriel Garcia Marquez


Se per un istante

Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di
stoffa e mi regalerà un pezzo di vita,
probabilmente non direi tutto quello che penso,
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle
cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano,
starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri
parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente,
mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo
ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il
mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di
Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle
loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo
giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e
vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono
di innamorarsi quando invecchiano,
senza sapere che invecchiano quando
smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali,
ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma
con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo
pugno, per la prima volta, il dito di suo padre,
lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro
dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non
mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella
valigia, infelicemente starò morendo."

venerdì 9 novembre 2007

Poesia del giorno: da "Budapest"


Considerazioni di un Insonne

A quest’ora la città non è mica diversa
dalla Luna:
l’unica differenza
è che non ci son bandiere da piantare,
né pianeti da scoprire.
A noi naufraghi di terra,
aborti della notte,
è stato concesso
un solo orgasmo dentro al cuore:
il resto è ricordare,
bastonarsi a sangue e
ricordare.
Imparerò Madre la normalità,
ti chiederò perdono quando
quest’estasi ipocrita
battezzata negli Inferi
Normalità
me la porterà il respiro di
una donna con una violetta in mano,
al primo sorriso
della sua esistenza.
“Eccolo, ho aspettato fino ad ora,
l’ho tenuto nascosto nella segreta eleganza
delle mie notti.
Per te, piccolo Uomo ammalato”.
Intanto le urla di un bambino bianco e morto
mi sfascian le lenzuola.
Urlano Impostore.
E laggiù, le voci degli spettri
dal Giardino dei Suicidi mi tormentano.
Madre falli tacere,
falli smettere,
falla arrivare.
Magari lì con lei,
una notte lontana da questa,
dormirò
finalmente il sonno dei
Giusti.
E baciandola ti
ringrazierò.

giovedì 8 novembre 2007

Poesia del giorno: Paolo Ornaghi


Omaggio a Cecco Angiolieri e ai miei amici Poeti–Cantautori

S’i’ fosse cocainomane snifferei lo mondo
S’i’ fosse eroinomane me lo inietterei
S’i’ fosse birra io l’annegherei
S’i’ fosse Berluscone me lo comprerei.

S’i’ fosse rock star allor sarei giocondo
Per trastullarmelo e girarmelo tutto a tondo
S’i’ fosse Vasco da Zocca o Kieth della pietra che rotola
Il sangue mi ricambierei
S’i’ fosse morte andrei dall’ipocrisia
S’i’ fosse vita fuggirei da lei
E similmente faria con lercia politica ed economia!

S’i’ fosse Sbranza, Balducci, Simone, Caccavale o Costanza
Il mondo esterno e quello interno di parol descriverei
S’i’ fosse D’Oria, il Mottadello o il Grasso Gian Luca
Gridando e piangendo lo canterei.

S’i’ fosse Pornaghi come sono e fui
un pertugio nella Terra scaverei
e l’Amor tutta la notte ed anco la mattina
con Lei farei.

mercoledì 7 novembre 2007

Poesia del giorno: Lorenzo Balducci


Lacrime di un coccodrillo


Un altro nonno scavato e assente sotto un velo bianco
trasparente
(serve per non sentire che il caroestinto già fa odore)
Vecchietto di sogni e passato in burrasca leggera
scombiccherati "mi ricordo" sul corriere della sera
Sguardo piano in fondo ai fondi di bottiglia, ora di cena,
che verso ministri e potenti a me chiede solo pena
Un tizio che penserà alle proprie storie ora ti infila sottoterra
e non lo sa della tua voce a Bologna che sussurra E' Finita La Guerra

martedì 6 novembre 2007

Poesia del giorno: Michele Mazzotta


Una giornata Senza

Una giornata Senza,
Senza voglia che sia diversa
diversa dalla mia immobilità
immobilità Senza requie:
così vorrei fossi ricordato.
Immobile come un ossessione,
ossessione innata di moto
perpetuo.

Con ali di cera
vorrei ruotar satellite
Senza rimpianti,
quando il colar della cera
sarà giusto dazio.
Non frenerò con braccia nude
la folle caduta,
gli spettatori vedranno
il vuoto abbracciarmi
ed io diventarne parte.

lunedì 5 novembre 2007

Poesia del giorno: Gianluca Grasso


L'alcolista

Putrido di sentimenti viola
Inzuppati di vino
CEMENTO

Le case degli altri
hanno tutte
Una cassetta per la posta.

(...come se qualcuno sapesse scrivere)

Degrado Regredito
Nausea come puzzose calze bucate
Di una prostituta bicentenaria

E domattina sconfiggerò le lame
Affilate come il sesso
Di una vita che esterna al mio corpo
Mi artiglia al collo.

Brindate alla morte da quando siete nati
E non siete nemmeno ubriachi.

Smetti di crepare che io mi adeguo!

domenica 4 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Boris Vian


Io non vorrei crepare
senza aver visto *almeno* i cani messicani neri
che senza sognare dormono a ciel sereno;
senza aver conosciuto ai tropici le voraci
scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo).
O anche i ragni argentati dai serici nidi felici
di spruzzi traforati.

No, non vorrei crepare ignorando se la presunta
monetina che spunta sotto la faccia della luna
stia a nascondere una seconda faccia a punta.
Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo.
Se le famose quattro stagioni
son proprio quattro e non tre.
Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia
guardando fissa la marmaglia dei guardoni.
Senza aver ficcato i miei *coglioni*
in ogni posto vietato.

Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
(beh, si fa per dire)
o almeno la febbre dei sette mali che
piu' o meno certamente si acchiappano laggiu':
resterei indifferente al bene e al male
purche' di tutta questa vasta delizia
l'assoluta primizia
fosse riservata a me.

E poi non basta, c'e' tutto cio' che conosco,
che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco
del mare dove le alghe sottili gareggiano nel
disegnare onde di walzer sugli arenili.
E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta
di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba...

... e i baci di quella ! Si, insomma quella, signori.
Ursula.
Ursulotta. La piu' bella orsacchiotta
fra tutte le orse maggiori.
Quella per la quale proprio non vorrei crepare
senza averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca,
i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e...
Basta! Questi son fatti miei. Si, taccio.

Morire ? Non posso, come faccio ? ( come si fa ? )

Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate
le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora,
i monti marini e le spiagge, beh, le spiaggie montagnose.
La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani
splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi
ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi,
socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi
Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
Dio, quante cose da fare,
da intendere e volere
da contare e aspettare,
Mentre la fine gia' avanza in notti sempre piu' nere.
Striscia, con la schifosa sembianza di un rospo.
Eccola, non c'e' piu' scampo.
Gli occhi nei miei...
No, proprio no,
in non verrei crepare,
nossignori, nossignore,
non senza aver fatto conoscenza
del sapore tormentoso di cui sono geloso e goloso.
Il sapore piu' delicato che si possa sentire.
Il piu' forte.

Io non vorrei crepare.
Senza aver gustato il gusto della morte.

sabato 3 novembre 2007

venerdì 2 novembre 2007

Poesia del giorno: Erminio Giunta


Pensieri di una notte d'autunno

Mi sconvolge l'attesa
di parole che non conosco
ma che rimbombano in testa
senza lasciare spazio
ai pensieri di oggi
ai ricordi di ieri
a notti insonni
e giorni stanchi
alla fatica del viaggio
alla dolcezza del riposo
al conforto del silenzio
e al buio totale
immenso
sempiterno, onnipresente compagno
di giorni, mesi
trascinati a stento
tra le sabbie del tempo
tra le sue dune
sempre uguali e sempre nuove
splendenti di sfumature diverse
dello stesso colore che
sconveniente ed ostinato
si ripete senza sosta
sulle mie pupille
nei miei reni
sulla fronte e tra le coscie,
nelle pieghe stanche
del mio lenzuolo
insofferente
refrattario alle emozioni
ai desideri più segreti
alla pelle di lei
che di nuovo mi abbandona
per regioni dove il sole
splende ancora senza senso
senza chiedersi il perchè
di tanta paura e tante offese
recate alla nostra nobile madre
da cavallieri senza lustri
senza sogni o volontà
senza coscienza del dolore
che il destino ha disegnato
non per noi
non per loro
non per gli io
i tu, gli essi
non per ragion mortale
ne in alcun modo divina
ma per tutta l'esistenza
che è tutto ed è niente.

giovedì 1 novembre 2007

Poesia del giorno: John Sbranza


ESSE

Prima, pensavo che i valori migliori fossero
soffocati dell’impossibilità del redimerli
Ora, parlo spesso di sensazioni illuminanti che ti strappano dentro
e ti fanno impazzire
Cos’è la libertà di esprimersi se non il movimento stretto e costante
fra il pensiero e l’azione
Non l’avranno più la guerra!
Avranno cazzi di gomma sulle scrivanie e libri da bebè da sfogliare
come materassi
E cosi’ che capiranno l’ironia!
Con i cazzi infilati su per il culo e i deserti di spoglia comprensione
che non hanno mai conosciuto.
E pensare che credevo alle favole anche se nessuno mai,
me le ha raccontate
Il mio letto di disperazione è tra il muro ed il cielo,
è cosi’ che la notte faccio sogni di nebbia in cuori d’amaranto
Il crimine permesso è quello di credersi razionali
è cosi’ che si finge e si scrive
nel modo peggiore.