sabato 31 maggio 2008

Marco Rossari

Il mio sogno
è addormentarmi
mentre scopiamo,
farlo così bene,
scopare così piano
da restare avvinti uniti
e caldi e vinti nel sonno
dove scivoliamo.

venerdì 30 maggio 2008

Rosanna Palmieri

Tra le dita


Mani a tenermi
in mano il viso,
sul limite
appena tratteggiato
del disamore,
al termine dolorante
di un attesa infausta,
ai piedi di un futuro
in volo di frangenti
e cantilene d' acqua
che non disseta,
a rallegrarmi il buio
con perentoria
fissità di lampo
ed oscurarmi il giorno
subito dopo,
come al graffio del gesso
sopra la lavagna
fa da contro canto
il brivido che corre
lungo la schiena,
ad impedirmi,
invano,di capire
che mi fai l' amore
mentre mi disfi la vita
e che risuoni tra le dita
falso di moneta.

giovedì 29 maggio 2008

Alessandro De Francesco

e alla fine cos'è questa realtà
che se non è un qualcosa non è neppure un niente
perché nella mancanza di suoni
di un pomeriggio opaco assolato
cìè questo dolore qui che comunque si sente

la chiocciola come la bacca
scoppia sotto il passo tonfa
sul selciato il sacco della spesa
quando torno a sera e sono stanco
e scolora il cavo che mi lega al tempo

e se è vero che questa lingua sola
la si può dire essente
(o forse anche la vita
nel suo stupefacente movimento)
allora da dov'è che non si pensa il vuoto
se non come una forma un recipiente


Da Lo spostamento degli oggetti
(Cierre Grafica, 2008, pagg.62, s.i.p.)

mercoledì 28 maggio 2008

Kahlil Gibran

CANTO POESIA PAROLA

Se anche cantassi come gli angeli,
ma non amassi il canto,
non faresti altro che rendere sordi gli uomini
alle voci del giorno e alle voci della notte.

martedì 27 maggio 2008

Nazìh Abu 'Afash (Marmarita - Siria 1946)

FUGGENDO DI LA'

In sogno...
L'uomo incaricato a esaminare gli incartamenti dei rifugiati mi chiese:
- Perché sei venuto straniero?
- Per fuggire di là ...
Da paesi impazziti dove non c'è più niente verso cui rivolgermi a pregare
salvo le tombe e gli idoli...
e gli archi di trionfo ricoperti da un sudario di polvere
e di imposizioni
e cadaveri di fiori impiccati nei matrimoni dei barbari!...
Di là ...
Dove la gente sotterra la propria infanzia nelle lacrime
la gioventù nelle delusioni
la vecchiaia nella pazzia dei pazzi
la morte ... in qualcosa a cui non sanno dar altro nome
che "morte".

- E cosa vuoi fare qua
buon uomo?
- Continuare la mia vita in silenzio
(in silenzio come ho sempre fatto quand'ero là)
Osserverò le nuvole
libererò il mio spirito sotto le ali d'un piccione delle piazze...
E invidierò la libertà del cane.
Camminerò, come l'orfano, ai margini delle dimostrazioni studentesche
e dello sventolar delle bandiere bianche
il cui unico scopo è quello di dire:
"La libertà ... è più preziosa della patria
e la giustizia ... è più santa del Regno di Dio".
Sorriderò alle donne sui marciapiedi
e accarezzerò le vecchine tristi sulle panchine dei giardinetti.
E quando soffierà in me la solitudine dell'orfanismo
Entrerò furtivo nelle stazioni del metro
suonerò il mio `ud e canterò
da far tremar le pareti ...
e cigolar i sedili ...
L'aria piangerà
e l'umanità felice frenerà a stento il proprio gemito e sospirerà:
"Da qual paese di sofferenza
soffia questo canto sanguinante?!"
Perfino quando sarò sazio d'erranza, di canto e lacrime
tornerò a casa mia, nei sobborghi
curerò la mia malinconia fischiettando
e cullerò lo squallore del mio animo coi sogni,
conterò i miei piccoli passi, da un angolo all'altro,
come colui che misura la distanza fra le viti e l'aia
poi ... da un angolo all'altro:
fra le colline e le fonti! ...
E per consolare il mio spirito nelle desolate domeniche d'autunno
pianto i bulbi di narciso e ciclamino... sul davanzale della mia finestra
per illudermi che io continuo - come nelle primavere del passato -
ad affacciarmi sui campi del mio paese piangente...
e sui suoi monti malati...
e alla sua atmosfera sottomessa e imbalsamata.

E quando gli incubi mi assaliranno
uscirò alla luce della terra, (perché qui si esce nelle tenebre)
vagherò per le strade come i turisti squattrinati:
il bavero della giacca sollevato
il cuore in pianto
le mani in tasca...
e sulla mia bocca
gocce di pioggia pulita
come le lacrime degli orfani.
Mi soffermerò alla porta di Dio come il mendicante... e balbetterò:
"O Signore... fammi tornare nell'utero di mia madre
per riscaldarmi nel buio delle sue viscere
e succhiarmi il pollice sotto i battiti del suo cuore generoso d'asceta.
Fammi tornare... all'acqua della sua santa tenerezza
dove la placenta è più luminosa del mare
e la serenità più eloquente della musica;

O Signore... riportami all'utero".

** *** *** **
Per questo son venuto, signore
per via dei sogni son venuto
per la felicità del cuore che fa piangere lo straniero
per questo son venuto
fin qui, dove è possibile all'uomo - senza vergogna - inginocchiarsi alla debolezza
e adorar la bellezza
inebriandosi del profumo della tenerezza dell'uomo.
Son venuto... per mondare la mia miseria col pianto
e rattoppare gli strappi della mia vita coi sogni.
Son venuto a continuare la mia vita in silenzio
appoggiandomi coi gomiti sul tavolino in un angolo del caffè
a scriver lettere e poesie... e lottar contro il rimpianto
maledicendo i tiranni
l'inquietudine
e le insidie della vita
bramando un paese feroce
in cui non mi auguro... neanche di morire.

Damasco 1998

lunedì 26 maggio 2008

Vivianne Lamarque

Vù Cumprà



tutti non fumare,
venduto niente



Agosto ce ne andiamo
vi lasciamo Milano

vigilate voi, noi assenti

sulle nostre case eleganti

sui bei ladri distinti

sui governanti

noi ce ne andiamo, vi lasciamo

i nostri cani adorati

affamati assetati

ce ne andiamo, vigilate voi

sulla statuina che è d’oro

che non se la portino via

vi lasciamo in compagnia

i nostri cani adorati

affamati assetati

e poi piccioni e piccioni

e sotto i piccioni

statue dai grandi nomi

statue rinomate

ma voi come vi chiamate?

Vi abbiamo tolto anche i nomi

nelle nostre città

vigilate voi, voi Persone

che chiamiamo Vù Cumprà.

domenica 25 maggio 2008

Heinrich Heine

I Tessitori della Slesia

Non han ne gli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a' telai stanno.
Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l'ordito fanno -
Tessiam, tessiam, tessiamo!


Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo
Ne le misere fami, a i freddi inverni:
Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo:
Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha:
Ei ci ha spremuto infin l'ultimo picciolo,
Or come cani mitragliar ci fa.
Tessiam, tessiam, tessiamo!


Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l'infamia e l'abominazione!
Ovo ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzione.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Vola la spola ed il telaio scricchiola,
Noi tessiamo affannosi e notte e dì:
Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre
Tuo, che di tre maledizion s'ordì.
Tessiam, tessiam, tessiamo!


P.S.
Il testo in questa pagina è preso da:

Wege zur deutschen Literatur - neu , 2 volumi,
di Luisa Martinelli Stelzer
Firenze, Bulgarini-Innocenti, 2001
Copyright by Editrice Innocenti - Trento

sabato 24 maggio 2008

venerdì 23 maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

Guillaume Apollinaire

Autunno

Se ne vanno nella nebbia un contadino storto
E il suo bue lentamente nella nebbia d'autunno
Che cancella le borgate povere e vergognose.

Mentre s'allontana il contadino canticchia
Una canzone d'amore e d'infedeltà
Che parla di un anello e d'un cuore infranto.

Oh l'autunno l'autunno ha ucciso l'estate
Se ne vanno nella nebbia due grigie figure.

mercoledì 21 maggio 2008

Giuseppe Ungaretti

La madre

E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

martedì 20 maggio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi

casa con vista sull'animo

un angelo appare in sogno
dice cose giuste
nella sua sapienza
di vissuta esperienza
sto seduto su una sedia
controllandomi la pressione
ritrovo conforto
mi confondo
tra i miei discorsi
da sbronzo
gocce di luce
zampillano dagli occhi
il riflesso del desiderio
ascolto consigli
con enfasi
mi scappa un sorriso
di quelli veri
e mi congedo dalla nobile anima
guardandola in volto per ore
incantato & assorto
la vedo distante
ma è sempre con me
abita nel mio motore
una casa con vista sull'animo
e quando apre le finestre
c'è sempre il sole...

lunedì 19 maggio 2008

Poesia del giorno: Alessandro Parronchi

Consólati, questa perdita non è l’ultima.
Altre cose ami. E tutte
dovrai perdere a poco a poco, o tutte
insieme.
D’altronde solo in vista della perdita
è apprezzabile un bene.
Consólati. O piuttosto spazza, annulla,
fai il vuoto nel tuo cuore.
Non altro il futuro ti serba
che tra quattro pareti un’anima deserta.

giovedì 15 maggio 2008

Poesia del giorno: da "Budapest"


L'amore ai tempi della metropolitana
(linea rossa direzione Sesto S. Giovanni)

Ridere di te e di me
che eravamo 2 manichini di latta che si tenevano per mano
che sapevamo di cemento e ci sporcavamo d'asfalto.
Ridi di gusto e di me
che scrivo versi a una sposa che non ho mai avuto,
perchè poi l'unica vera poesia
era tenerti sulla punta delle dita dentro al nostro bar
quando a Milano il cielo era ancora azzurro
perchè non avevano
tolto il sole.
La tristezza del mio cercarti,
l'inutilità nell'incontrarti,
la disperazione del ricordarti.
E poi la pena degli occhi stuprati:
mi si stringe ancora il petto
a pensare che ti proteggo in testa
fra questi porci che si sbranano.
E trascinarsi
nell'orrenda bellezza di questo mondo,
la croce di ogni veglia
e della notte che non sazia,
e guardare il mondo attraverso una bottiglia,
e poi vivere,
vivere nonostante tutto,
nonostante
morte.

Gassman recita recita i poeti latini (Ovidio, Marziale...)

mercoledì 14 maggio 2008

L'aforisma: Oscar Wilde


Avere avuto una buona educazione, oggi,
è un grande svantaggio.
Ti esclude da tante cose.

martedì 13 maggio 2008

Poesia del giorno: Julio Cortazar

La madre

Davanti a te mi vedo nello specchio che non accetta mutamenti, né cravatta nuova né la pettinatura così. Lo vedo che è questo che tu vedi che io sono, il pezzo che si è staccato dal tuo sogno, la speranza a boccasotto e coperta di vomiti. Madre, tuo figlio è questo, abbassa gli occhi perché si azzitti lo specchio e possiamo riconciliarele nostre bocche.. A ogni lato dell'aria parliamo di cose diverse con uguali parole. Sei una colonna di cenere (io ti ho bruciata), un asciugamano sull'attaccapanniper le mai che passano e si fregano, un enorme gufo dagli occhi grigi che spera ancora la mia nomina decorativa, la mia dichiarazione confotrme alla giustizia, alla bontà del buon vicino, alla morte radiotelefonica. Non posso allegarmi, mamma, non posso essere ciò che ancora vedi in questa faccia. E non posso essere altra cosa in libertà, perché nel tuo specchio di blando sorriso c'è l'immagine che mi schiaccia, il figlio vero e a misura di madre, il buon pinguino rosa che va e viene e tanto coraggioso fino alla fine, la forma che mi hai dato nel tuo desiderio: onorato, affettuoso, diplomato, pensionabile.

lunedì 12 maggio 2008

Poesia del giorno: Michele Simone


Adagiarsi sui prati e intrecciare
Corone di fiori, non per poter lasciar
Sui colori la dolcezza di un amore,
ma intrecciare per farne un cappio
e morire eleganti e in pace col sole;
così raccontava distratto un signore
ancora giovane a me ancora più
giovane: ma un ricordo ancora
più chiaro era il sorriso sicuro
e ben serrato in una profonda
gioia di cui ancor ora non mi
spiego il motivo.
La labbra appena socchiuse
Parevano baciare l’ aria
E “morte”, suonava fra esse,
quasi avesse detto “amore” ,
poi scorsi i suoi occhi bruciati
fra i ricordi ancora sospesi,
sonnambuli anch’ essi, come
lui che muoveva i suoi passi
noncurante di cose e persone,
come un oscuro viandante che
senza curarsi dell’ altrui cordiale
sorriso sorvola sul mondo
ignorandone pace e bellezza
avendo già in sé, pace e bellezza,
al sicuro rinchiuse nella quiete
del suo umore. Un’ angoscia trafisse
il mio squallido e pallido percepire:
ch’ io non avessi colto e capito
niente? CH’ io avessi permesso
al mondo di oscurarsi e non lasciarsi
accorpare a me?
Me lo chiedo tutt’ ora,
davanti ad un cadavere felice,
che mi chiese di guardarlo
per scoprire nella profondità del lutto
l’ amaro della vita splendore.

domenica 11 maggio 2008

La domenica poesia d'autore: Camillo Sbarbaro


Non, Vita, perchè tu sei nella notte
la rapida fiammata, e non per questi
aspetti della terra e il cielo in cui
la mia tristezza orribile si placa:
ma, vita, per le tue rose le quali
o non sono sbocciate ancora o già
disfannosi, pel tuo desiderio
che lascia come al bimbo della favola
nella man tratta solo delle mosche,
per l' odio che portiamo ognuno al noi
del giorno prima, per l' indifferenza
di tutto ai nostri sogni più divini,
pel non poter vivere che l' attimo
al modo della pecora che bruca
perl mondo questo e quel cespo d' erba,
e ad esso si interessa unicamente,
pel rimorso che sta in fondo ad ogni
vita, d' averla inutilmente spesa,
come la feccia in fondo al bicchiere,
per la felicità grande di piangere,
per la tristezza eterna dell' AMore,
pel non sapere e l' infinito bujo...
Pel tutto questo amaro t' amo, Vita.

Camillo Sbarbaro, "Pianissimo" 1911

sabato 10 maggio 2008

venerdì 9 maggio 2008

Poesia del giorno: John Sbranza



Via Roma

Se chiudo gli occhi e ricordo a quand’ero felice
trovo solo immagini sfumate di aspettative incomplete passate per vizi
e vicissitudini tette sberle e schiaffi come gocce di denaro sugli occhi
Il possesso è la rovina dell’amore ed io forse vivrò di possessi
ma almeno non soffrirò del dolore della tua rovina che mi dimentica
Mi sono comprato la forza di litigare lavorando venti ore al giorno
e le mie camere di sofferenza ancora non mi volevano coccolare
Voglio sentire il tuo nome urlato tra le soglie del rancore
e poi drogarmi senza senso, … ma non posso!
… E se le nuvole avessero pazienza,
si vedrebbe luce negli occhi guardare la vera pena
bruciare sotto un sole ignorante.
Se mi battessi per un tuo sorriso
perderei l’armonia delle parole insane e costanti
per questo preferisco tacere pulito
adagiato fra le tende dei miei incubi.

giovedì 8 maggio 2008

Poesia del giorno: Paolo Ornaghi


VASCELLO EBBRO
(Omaggio ad A. Rimbaud e C. Godano)


Come un vascello ebbro
Alla deriva tra onde
Barcollo in tracollo
Con chiodi nella testa
Residui di una festa mesta.

Gorgoglio fluido d’isciaquio
Tra le spume di un mare di ghiaccio
Squassi forti e neri, nel legno, muovono l’intorno
Corde consunte che frustano
E si spezzano a vabordo
E grida d’uccelli che lacerano il buio della notte
Mentre sbattuti dal vento cantano tormento per ogni inappagato fermento.

Gorgogli, gorgogli, gorgogli di flutti
Tra remi spezzati e distrutti
Mentre il battello ebbro
Del mio interno procede sereno
Verso l’inverso del senso estremo.

Perdo il timone, perdo il controllo
La riva è la deriva:
naufragio ineluttabile spaccato su uno scoglio.
Fragori sulla rotta dello schianto
Lampi, tuoni e saette e schiatti di sangue,
rumori di corpi che vengono abbattuti
echi di sirene sinuosi singulti sensuali
e tanti, tanti canti per ebbri e stanchi viandanti…

questo ogni giorno mi narra l’esistenza:
per quanto contro il mare mi sforzi a navigare
v’è un’ unica certezza nell’oblio del naufragare
e nulla scivola via tra le dita
come questa fole traversata
che ha nome “Nostra Vita”

mercoledì 7 maggio 2008

Poesia del giorno: Davide Canzi


Pesci fuor d'acqua

immersi in questo oceano
di disperazione,
sfioriamo la superficie
ruvida del fondo,
scavando nuove fosse,
per obiettivi morti,
galleggiando sulle delusioni,
restando a mezz'aria,
senza avere sicurezze,
sotto i piedi,
senza avere certezze,
sopra la testa,
navighiamo senza meta,
persi nella vita,
la routine di ogni giorno,
ci deteriora lo spirito,
gli appariscenti momenti felici,
sono meteore,
che brillano per qualche istante,
illudendoci di poter
far parte del firmamento.
E' solo un gran tuffo a capofitto,
in pozze di vino macerato,
rancide aspirazioni,
ci aspettano sul fondo di un bicchiere,
apatia in ogni sorso,
e frustrazione dell'io.
Anche l'autodistruzione,
è tristezza pura...
Nuvole ci guardano,
e corrono veloci,
per non essere contagiate.

martedì 6 maggio 2008

Poesia del giorno: Alessio Caccavale


PENSIERI AL VIDEOPOKER

La malattia del nostro tempo
si chiama depressione.
Un tentativo di viver di più
gridando a tutta voce senza fiato..
Le macchinette del videopoker,
nascondono la combine del fallimento,
mi manca un niente per trovarla.
Ed i visi paiono terra da cospargere di sale
per mai più far ricrescere tristezza.
I voltii dei perdenti a fianco fanno scudo per non agire
in questa sala disgraziata e disperata
in cui l’uguaglianza pare il male da estirpare,
e i medici sono cani senza camice
che cambiano soldi, e guadagnano anime.
Siamo tutti figli della speranza,
quella grande puttana,
e girare la manovella pare dare un sollazio,
piuttosto che ruotare l’ascia della disfatta.
Tanti compari e nessun amico.
Tante parole e nessun discorso.
Le mura sono dipinte di smorfie disumane,
marcite ai nostri stessi posti.
Quanto vale un caffè dopo tempo,
una passeggiata nel parco,
perché scrivere di emozioni.
-C’è da spostare una macchina-
-Per fortuna non è mia-
Voglio fare di nuovo l’amore e
se mi viene a costare tanto,
mi venga detto subito.
Trovo oneste le ragazze della Novedratese,
mi sono rimaste solo loro come amiche,
per bere un tè a 50 euro d’un fiato.
Sono quello che sono,
non fanno domande
non danno risposte,
Come qui!dlin
Sfruttate, deluse, mercificate
Come me!dlin
Anche io ho il mio protettore
e devo fare i conti con lui.
La libertà della felicità,
l’ho lasciata solo due passi più in la,
ma non posso lasciare il mio posto,
qualcun altro me lo ruberà, lo so;
e mi è rimasto solo questo.
Voglio dimenticare tutto.
Basta vivere di passati arcobaleni.
Dlin! Un’altra moneta l’avevo in tasca.
So che troverò qui la soluzione,
e so che non mi piacerà,
ma questo solo mi resta,
il mio nero sgabello traballante.

lunedì 5 maggio 2008

Poesia del giorno: da "Budapest"


Abolitio memoriae
(L’amore ai tempi di Milano)


So d’essere un esempio perfetto di quest’umanità
degradata,
so però che tornerai.
Bruceranno le periferie,
i vecchi spegneranno i televisori,
i ragazzi rideranno di ogni pubblicità.
Gli ipermercati si faranno campi di grano,
le tangenziali ti chiederanno scusa
per averti fatto perdere tempo.
I tuoi occhi mi prenderanno per mano
tra i demoni della circonvallazione,
le tue guance saranno cotone
per assorbire il sangue del passato.
Il tuo pensiero proteggerà il nostro cammino.
Le ciminiere fuggiranno di corsa e
quando tornerai
ai tossici verranno le braccia pulite,
agli ubriaconi le mani ferme.
Sarà seta il cemento,
e in Piazza Affari quelli in giacca e cravatta
urleranno i versi dei poeti migliori.
Nei bar gli angeli verseranno la leggerezza del vento,
e la gente smetterà di ammazzarsi,
come a Milano si fa,
senza muovere un dito.
Saliremo insieme sul mio Calvario per fare l’amore,
gli spacciatori abbracceranno i carabinieri,
e nella luminescenza dell’orgasmo
Milano finalmente
tra le tue braccia materne
serena
s’addormenterà.

domenica 4 maggio 2008

La domenica poesia d'autore: Angelo Maria Ripellino

Tutto si perde

Tutto si perde in un vischioso, amorfo
disperato brulichio di amebe,
in un nauseante pantano di miele.
Tutto s’ingolfa in un giallo, in un putrido
magma di cisposa fanghiglia,
naufraga nella morchia d’una gora,
tra un funesto corale di gufi.
Tutto il tuo fervore, la tua fretta
d’incollare i frantumi della vita,
tutto l’entusiasmo con cui edifichi
in ore felici viadotti di immagini,
teatrini di parole imbellettate,
tutto è corroso dall’indifferenza,
dalla pigrizia, dal cruccio di chi ti circonda.
Tutto s’accartoccia e si deforma
nello specchio ricurvo dell’accidia,
tutto raggela in un abulico stupore,
come una vecchia città spaventata.
E intanto da ogni piega dello spazio
ammicca, guercio e beffardo, il Burlesco,
intanto squilla sempre più vicina
la lunghissima tromba del Giudizio.

sabato 3 maggio 2008

Cab Calloway, "Minnie the Moocher"

Il primo video clip della storia.

venerdì 2 maggio 2008

Paradisi Noir

giovedì 1 maggio 2008

Poesia del giorno: Michele Simone

Respiri suoni caldi
Affondando la testa;
un tumulto di pensieri
tinti
di insondabile nero.
Maledetto rancore
S’ annebbia la vista
E non tiepidi
Sussurri
A gonfiarti il cuore,
infeconde emozioni
a tormentare
l’ aria e il respiro.

E poi
Scordarsi il volto del mondo
E poi
Mutilare tutti i sorrisi
E poi
Ammalare il sole

Per finalmente annientare ogni colore.