mercoledì 21 maggio 2008

Giuseppe Ungaretti

La madre

E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

« Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie »


Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1° giugno 1970) è stato un poeta e scrittore italiano.

Lo stile è scarno, ermetico e sintetico poiché fa della parola il centro espressivo della poesia, un esempio è dato dalla poesia intitolata Mattino. La metrica è libera, non ci sono rime e il verso è spesso brevissimo. Tramite analogie tra oggetti e sentimenti Ungaretti è capace di comunicare sinteticamente intuizioni altrimenti indecifrabili. Queste caratteristiche lo avvicinano molto ai poeti ermetici. Attraverso flash e frasi scomposte, Ungaretti riesce a descrivere un ambiente con parole che hanno un significato più profondo di quanto si possa superficialmente avvertire. Un esempio è la poesia Fratelli, nella quale il poeta descrive come i suoi compagni di trincea, ma anche i suoi nemici, siano per lui fratelli, dato che una cosa li accomuna, sono tutti uomini che subiscono e percepiscono allo stesso modo le atrocità portate dalla guerra.

buona giornata a budapest