lunedì 19 maggio 2008

Poesia del giorno: Alessandro Parronchi

Consólati, questa perdita non è l’ultima.
Altre cose ami. E tutte
dovrai perdere a poco a poco, o tutte
insieme.
D’altronde solo in vista della perdita
è apprezzabile un bene.
Consólati. O piuttosto spazza, annulla,
fai il vuoto nel tuo cuore.
Non altro il futuro ti serba
che tra quattro pareti un’anima deserta.

2 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

La poesia gli ermetici fiorentini degli anni '30 e '40 la consideravano arte pura, una religione interprete definitiva di una cultura poetica che veniva da lontano con la quale identificare la propria vita, assentarsi dal fascismo, contestare il crocianesimo e procurare forma sistematica a sensazioni ed umori già comparsi in forma isolata con Campana, Rebora, Ungaretti, in Italia e in Europa con Mallarmé, Eliot .In questo contesto la poetica di Parronchi si è sempre distinta per il suo inesauribile bisogno d'infinito, impegnato in una ricerca destinata a rimanere sospesa ,non essendo possibile conciliare la constatazione di una vita destinata alla fine con l' aspirazione ad un'esistenza eterna,per questa via il poeta giunge a negare la morte, la storia, si avvicina alla fede religiosa ma il problema rimane e lo stato di sospensione tra finito e infinito diventerrà il motivo ricorrente della sua immensa produzione in versi.

Anonimo ha detto...

credo che gli ultimi due versi esprimano una immagine bella (nel senso manzoniano)del termine.personalmente ritengo che nell'asciuttezza del concetto non si possa esprimere in toto l'emozione, sentimento molto più difficoltoso e malleabile. Ritengo molti ermetici fondamentali come pedagoghi, tanti elementi e quadri precisi e schietti, vanno a rappresentare importanti quadri di vita emotiva, ma non l'emozione stessa. Il testo per capirci è bello ma non mi tocca il cuore, e probabilmente parte dell'obiettivo della corrente stessa...