mercoledì 19 marzo 2008

I giorni dei disperati: Arthur Rimbaud

Lacrima

Lontano dagli uccelli, dai greggi, dalle contadine,
Io bevevo, accoccolato in qualche brughiera,
Circondata di teneri boschetti di noccioli,
Nella foschia di un pomeriggio tiepido e verde



Che potevo mai bere in quella giovane Oise,
Olmi senza voce, prato senza fiori, cielo coperto.
Che cosa succhiavo alla zucca di colocasia?
Qualche liquore d'oro, insipido e che fa sudare.



Così, sarei stato una cattiva insegna di locanda.
Poi il temporale cambiò il cielo, fino a sera.
Furono paesi neri, laghi, pali,
Colonnati sotto la notte blu, stazioni.



L'acqua dei boschi si perdeva su sabbie vergini,
Il vento, dal cielo, gittava ghiaccioli agli stagni...
E, come un pescatore d'oro e di conchiglie,
dire che non ho pensato di bere!

(Maggio 1872)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi oppongo.
Mi oppongo con fermezza e definitivamente.
Mi oppongo alla disperazione e alla sua settimana, mi oppongo all'eroina e alla miseria e alle lacrime.
E' così.
Non contrasto i testi, e le loro lancinanti verità.
Mi oppongo alla crogiolante ripetitività cosmica dell'eterna riproposizione della disperazione.
Non contrasto la disperazione.
Mi oppongo alla ripetitività.
Alla nausea che (mi?) provoca cercare dialoghi e sentir rispondere solo con figurine del proprio marcescente dolore, vero o presunto non importa: le figurine sono state passate di mano in mano talmente tante volte da essere oramai consunte, unte, quasi non si distingue più nulla del disegno e l'una con l'altra sono in realtà ormai identiche.
E quindi?
E quindi di tutta la disperazione, di tutta l'eroina, di tutte le lacrime, di tutta la Parola e le sue lancinanti verità, sepolte dai continui passamano, non resta proprio più niente.
La verità è così che la si uccide: costringendola troppo tempo sotto al sole.
Di altre verità c'è bisogno, di altri occhi sotto il sole.
Qui manca l'aria.
E puzza di morto.

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Se non puzzasse di morto si chiamerebbe Los Angeles e le Amanti!
Nel niente sotto il sole: Budapest e i suoi fiori agonizzanti.
Comunque ben accette critiche e nuove proposte per settimane a tema d'altro colore. Buona giornata.

Anonimo ha detto...

Ehehehe, buona osservazione, anche se non pensavo a una diametralità così netta
Anzi al contrario: nessuna diametralità
Come cita Barbara Asnaghi, siamo vasti e conteniamo moltitudini
Le sensazioni, le espressioni, i bisogni, insomma tutto quello che detto&non-detto "fà" la poesia sono molte più che agonia e riso ebete e occhiali da sole
Budapest è una città molto molto grande, dove ognuno ha una sua casetta, per viverci o andarci in vacanza
Se volete da me c'è una festa e tengo spalancate le finestre (potete entrare anche da lì)

Anonimo ha detto...

una casa è prorpio quel che ci vuole
una festa continua
una dolce dimora festosa
un'accogliente abitazione dell'est
dove amanti e vino
trovano il giusto connubio
ah che bello..
entrero dalle finestre
perche dalla porta si perde tempo
entrerò dal secondo piano
per essere già ai piani alti
e poi con lo scorrere della festa
scendero ad accogliere i novizi
renderli partecipi
del tutto e del niente
dell'essere e del apparire invisibile
la casa di budapest
con affaccio sul danubio
per poter nasconderci le lacrime
che di tanto in tanto
mi rigano le guance
e mentre bevo
saluto il padrone di casa
e me ne vado da dove sono venuto
con un cordiale saluto
ciao budapest!

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Grandioso Mr Da20!

Anonimo ha detto...

Style!!!!
Grande Daventicinque!!

Anonimo ha detto...

(anche se, visto che esci da dove sei venuto, e sei entrato dalla finestra del secondo piano... cazzo pensavo avesse capito l'idea del party e invece si è suicidato, lo stronzo!!!! XD XD XD XD)

Anonimo ha detto...

lorenzo posso uscire senza suicidarmi...come sono entrato arrampicandomi esco lasciandomi scivolare per canalie ed edere rampicanti oppure buttandomi nel fiume e facendomi una nuotata
non volevo morire dopo una festa...
singh

fammi assaporare per un po la scia festosa del party
:)

saluti da(principe di praga)20