martedì 11 marzo 2008

Poesia del giorno: Erminio Giunta

Sono debole ed inopportuno,
non appena provo ad affacciarmi
all'unica finestra
della mia immonda lettiera
vengo graffiatto agli occhi
da unghie di gatto
che sono le mie.

Contemplo l'orrore come senso della vita,
e sento che fuori dal mio castello di cartone
i colori sono più accesi,
ma densi fumi mi stordiscono

(e le ferite non smettono di sanguinare
e la notte si fa più buia
e il buio più pesante)

sò che lì fuori
i fiori sono più profumati,
ma nascondono lezzo di sangue e di zolfo,
che subito prende vita
disegnando complessi arabeschi
sul legno scurissimo del mio

letto.

bara.

testa.

Cerco rifugio in un cafè veneziano in cui mi impicco
mentre fingo di suonare un finto pianoforte,
ma i rabbini già cantano,
e il ghetto mi vomita addosso ad un altra
strada gonfia di fango e vapori,
ed ancora penso che forse

lì fuori le gambe delle vergini sono più liscie
forse la loro pelle è più pallida
e le loro gote diventano porpora e fuoco,
e il loro alito è vino,
ma nelle loro vene scorre veleno
e nelle orbite vuote riposa la morte.

5 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

10 e lode.
Buona giornata.

Anonimo ha detto...

Buongiorno cara Budapest, mi pare di aver letto che questa settimana sia dedicata ai poeti minori, quindi caro Bacco perchè non pubblichi "Domenica pomeriggio" di Gozzano, anche se forse considerarlo un poeta minore è una bestemmia.Quella poesia letta per la prima volta sui banchi del liceo, mi ricorda quei tempi in cui mi bastava scrivere una poesia per evadere dal tedio quotidiano.Semper purus Mazzo

Anonimo ha detto...

Una Poesia che regala senso d'incompiutezza, estraniazione del reale, che forse non è cosi' reale...e le virgole dei capelli la fuori non sono cosi' chiare e lanciano quell'estraneità insensata che un senso puoi ce l'ha, e ben chiaro...

Mi sento anch'io molto cosi' Erminio, e come ripeto sempre, credo che una Poesia si può definire tale solo se qualcuno la riconosce in qualche modo anche sua, e rivive le stesse o diverse emozioni, però le vive...

Sembriamo sempre "felici" al "mondo", ma è solo un modo per fuggire la compassione, perchè non serve a noi la compassione, serve più di tutto comprensione...e questa e forse troppo difficile da trovare, non ci sono cosi' tante persone capici di capire, e la più grande finzione è la cultura come predisposizione all'interpretazione!

Bellissima!


John Sbranza

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Carissimo Mazzo,settimana prossima pubblicherò volentieri Gozzano,a me così poco caro.Penso sia uno dei peggiori poeti della letteratura italiana,ma la poesia che citi è senz'altro eccellente.
Un abbraccio a te e all'Eterna.

Unknown ha detto...

forse nella lunghezza si e' diluito un po' il pathos, ma e' un mio opinabilissimo parere.

L'arconte dopo il letargo invernale e' tornato.