martedì 15 maggio 2007

Poesia del giorno: La domenica sera a Budapest

Passeggiavi piana per le vie del
paese affollato, era giorno di estate,
festa, balli, bottiglie, canti e violini.
Di te bambina ricordo i polsi
sottili,
i sandaletti ocra, le caviglie magre e
la bocca come una
mora.
Avevi un fiore tra i capelli,
io stavo zitto e guardavo.
Puoi dirmi tu dove devo andare
con questo Tempo
se ieri mi hanno preso domani?
Per questo mondo
se i tuoi occhi
quel tardo pomeriggio gli
rubarono tutto?
Niente ha più profumo.
Dovresti renderne conto
alle mie labbra secche,
ma da allora baci
triste
la terra nera,
ed hai cenere
come vestito.
Se potessi te lo direi a un orecchio,
ti giurerei che io sono ancora là,
all’ombra di quell’amore
che non era per me.
Da anni e anni,
secoli e secoli io ricordo.
Ricordo
l’assenzio dei tuoi occhi
quel giorno lontano
quando ti ritrovasti donna
fra le braccia di un altro,
ancora una volta migliore di me.
Penso a quello che non eravamo
e a quello che invece sono stato
ed ogni giorno vado sul balcone
ad annaffiare la mia orchidea marcia,
e da bastardo bambino che sono
mi attacco al solito
capezzolo di vetro.
Fosse per me
brucerei all’inferno per
una goccia di stupore
mai consumato,
i miei occhi purtroppo lo sanno,
(sono lucidi, fieri e perduti,
i maledetti),
lo sanno loro e lo sanno
le Sere,
che non mi hanno nemmeno
lasciato iniziare.

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