domenica 6 gennaio 2008

La domenica poesia d'autore: Giuseppe Ungaretti


Destino


Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perchè ci lamentiamo noi?

3 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Poesia scritta nel 1916,tratta da "L'Allegria".

Anonimo ha detto...

giuseppe ungaretti Nasce ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data) da genitori di Lucca, che vi erano emigrati sia per motivi di lavoro sia per le loro idee anarchiche. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, morirà due anni dopo la nascita del poeta. La madre era fornaia. Può comunque fare gli studi superiori in una delle più prestigiose scuole di Alessandria. Nella prima giovinezza frequenta le associazioni anarchiche e socialiste degli emigrati italiani. Legge Baudelaire, Leopardi e Nietzsche.

Alla morte del padre, avvenuta nel 1890 per un infortunio, la madre, Maria Lunardini, continuò a prendersi cura del forno riuscendo così a mantenere decorosamente il figlio che poté frequentare la École Suisse Jacot.

L'amore per la poesia nacque durante questi anni di scuola e si intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, ricca di stimoli.

Al 1906 risale l'incontro con Enrico Pea, suo conterraneo e da poco tempo emigrato in Egitto, che spinse il giovane Ungaretti a seguire tendenze di carattere anarchico e con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa".

In questi anni, attraverso la rivista "Mercure", il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento che aveva con la "Voce", alla letteratura italiana iniziando così a leggere le opere di Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Baudelaire e Nietzsche.

Nel 1912 Ungaretti, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò l'Egitto e si trasferì a Parigi dove frequentò per due anni le lezioni, in particolare quelle di Bergson, di Bédier e di Strowschi, alla Sorbonne e al Collège de France.

Venuto a contatto con l'ambiente artistico internazionale conobbe Apollinaire, con il quale strinse una solida amicizia, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Palazzeschi, Picasso, De Chirico, Modigliani e Braque. Invitato da Papini, Soffici e Palazzeschi iniziò la collaborazione alla rivista Lacerba sulla quale pubblicherà, nel 1915, le sue prime poesie.

In Francia Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, eliminandone le scorie. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba, la guerra fu per Ungaretti il tempo della scoperta dell'umanità povera, dolente quotidiana. Tale esperienza si trova nel Porto Sepolto ed in Allegria di Naufragi che è il primo documento di una nuova poesia che, dopo D'Annunzio, ripartiva da zero, dalla parola nuda ed isolata.

Nel 1914 tornò in Italia dove partecipò alla campagna interventista e quando scoppiò la Prima guerra mondiale si arruolò volontario nel 19° reggimento di fanteria. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall'amico Ettore Serra, saranno stampate in 80 copie presso la Tipografia di Udine nel 1916 con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti.

Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti andò a combattere in Francia nella zona della Champagne e al termine della guerra il poeta rimase a Parigi dapprima come corrispondente del giornale fascista "Il Popolo d'Italia", e in seguito impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana.

Nel 1919 venne stampata a Parigi la raccolta di poesie francesi La guerre che sarà inserita nella seconda raccolta di poesie Allegria di naufragi pubblicata a Firenze nello stesso anno e nel 1920 il poeta sposerà Jeanne Dupoix dalla quale avrà due figli, Ninon e Antonietto.

Nel 1921 si trasferì a Roma e collaborò all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Egli aderì pienamente al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925 e nel 1928 ebbe una vera conversione religiosa.

In questi anni egli svolse una intensa attività su quotidiani e riviste francesi e italiane e compì diversi viaggi in Italia e all'Estero per tenere alcune conferenze ottenendo vari riconoscimenti di carattere ufficiale. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del tempo le cui prime pubblicazioni avvennero su "L'Italia letteraria" e "Commerce". Intanto nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto a La Spezia con una prefazione di Benito Mussolini.

A partire dal 1931 ebbe l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del popolo e si recò in Egitto, in Corsica, in Olanda e nell'Italia meridionale raccogliendo così il frutto delle esperienze vissute in Il povero nella città che sarà pubblicato nel 1949 e Il deserto e dopo che vedrà la luce solamente nel 1961.

Nel 1933, con la pubblicazione della raccolta Il sentimento del tempo il poeta raggiunse il massimo della sua fama.

Nel 1936, durante un viaggio in Sud America venne invitato ad insegnare letteratura italiana presso l' Università di San Paolo del Brasile e decise così di trasferirsi con tutta la famiglia a San Paolo dove rimarrà fino al 1942 e dove nel 1939 morirà il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di grande dolore che si risentirà anche in molte delle poesie raccolte ne Il dolore del 1947 e in Un grido e paesaggi del 1952.

Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e per chiara fama professore di letteratura moderna e contemporanea presso l' Università di Roma. In Italia si fece conoscere con le sue intense letture di poesie, che fecero scoprire la vocazione poetica a Elio Fiore.

Caduto il regime fascista, il poeta si adattò al nuovo clima del dopoguerra e venne sempre rispettato da tutti e, pur ritenendosi poeta ufficiale, fu sempre disponibile e attento ad accogliere i nuovi echi della letteratura nascente.

Pubblicò altre raccolte e volumi e si dedicò con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere la sua poesia tenendo ovunque conferenze, letture delle sue poesie e ottenendo premi, come il "Premio Montefeltro" nel 1960, il premio Etna-Taormina nel 1966 e il premio internazionale dell'Oklahoma negli Stati Uniti che gli costò un faticoso viaggio. Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1°gennaio 1970 scrisse l'ultima poesia L'impietrito e il velluto pubblicata in una cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del poeta. Morì a Milano nella notte tra il 1° e il 2 giugno. I funerali si svolsero a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura il 7 giugno.

Lo Stile: Lo stile è scarno e sintetico poiché fa della parola il centro espressivo della poesia, un esempio è dato dalla poesia intitolata (Mattino).La metrica è libera, non ci sono rime e il verso è spesso brevissimo. Tramite analogie tra oggetti e sentimenti Ungaretti è capace di comunicare sinteticamente intuizioni altrimenti indecifrabili.Queste caratteristiche lo avvicinano molto ai poeti ermetici.

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Ottimo Daventi!!!