venerdì 19 ottobre 2007

Giorni in veste antica: Saffo (tradotta da Quasimodo)


A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli

e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce

si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.

E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.

13 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Grazie per ieri,splendida serata.Meno male che non eravamo vicini al mare altrimenti saremmo morti.W i Mobilieri,w la poesia, w il Gin con la tonica o il limone,w la pelle delle fanciulle!

Anonimo ha detto...

sECONDO ME sAFFO è CUGINO DI PRIMO GRADO DI s(A)FFLOCLE!!!

ah,ah,ah...

Apparte le cazzate, bello l'inizio e la quartina finale, nello sviluppo è molto loquace il poeta prendendo di petto(è tutta coscia)il tema dell'amore(che qui secondo me però nn parla DIRETTAMENTE del sentimento dell'amore, ma della sensazione di "Imbarazzo e/o / Gioia)verso l'altra persona......

Ribadisco sempre e cmq le opinioni degli altri giorni ammorbidendone però i toni e ricordando che esprimo quasi sempre(l'altra piccola percentuale riguarda errori o condizioni di plateale oggettività)opinioni puramente personali....

Anonimo ha detto...

Ma Saffo è una donna?!

Ve lo giuro che oltre al non saperlo, prima avrei voluto dire se questi versi erano scritti da un Gay perchè c'era un non so che di particolare!

Ma Saffo è una donna?!

Anonimo ha detto...

Ecco da dove arrivano i termini lesbica...L'isola di Lesbo dove è nata Saffo....

Ora tutto mi è chiaro!
Cmq ho letto adesso che lei era lesbica nn erano solo forme poetiche le cose che scriveva...

MOrta buttandosi da una roccia!

Meno male che ieri nn suonavamo su una scogliera!

Fabio Paolo Costanza ha detto...

sì john!Saffo era una poetessa ed una raffinata educatrice di fanciulle aristocratiche.Famoso era il suo Tiaso all'isola di Lesbo.Sul suo suicidio c'è una poesia di Leopardi incantevole.Se ho tempo dopo la metto fra i commenti,o lo faccia un volenteroso!

Anonimo ha detto...

Meglio la tigre che il Leopard(o)i.........

Anonimo ha detto...

Saffo non è mai esistita.

Anonimo ha detto...

E comunque una donna a quei tempi avrebbe fatto meglio a dare un colpo di ramazza al pavimento piuttosto che studiare e scrivere.

Ma pensa te. Roba da ciott.

Anonimo ha detto...

Complimenti per ieri.
Davvero tutto ben confezionato. Via così!

Tornando ad oggi: ma quindi mi stai dicendo che anche "saffico" deriva da Saffo?

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Grazie.Saffico deriva da Saffo,come lesbismo da Lesbo(isola in cui viveva Saffo).Ma l'amore omoerotico fra donne nel suo collegio/tiaso è più una leggenda che altro.

Anonimo ha detto...

quella di Leopardi è "Ultimo canto di Saffo"

daventi ha detto...

ULTIMO CANTO DI SAFFO

Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso de' Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova tra' nembi, e noi la vasta
Fuga de' greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. A' tuoi superbi segni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta

Il mattutino albor; me non il canto
De' colorati augelli, e non de' faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De' celesti si posa. Oh cure, oh speme
De' più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator de' casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.


saluti a tutti e complimenti per ieri, grandiosi come sempre

Il Mio Cizio Inutile ha detto...

Insensibile, anzi, diversamente sensibile.
Una vita da meridiano.