domenica 24 febbraio 2008

La domenica poesia d'autore: Vincenzo Cardarelli

Ottobre

Un tempo, era d'estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all'autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest'aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulla vigne saccheggiate.

Sole d'autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell'anima.
Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t'inoltri
e sei lì per spirare.
E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch'è tutta una dolcissima agonia.

2 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Godetevi il maestro Cardarelli come ci siamo goduti Bologna.Buona domenica.

Anonimo ha detto...

Così la fanciullezza/ fa ruzzolare il mondo/ e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.
Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome è Nazareno Cardarelli, nacque a Corneto Tarquinia, un piccolo paese di provincia, dove suo padre (Antonio Romagnoli), marchigiano d'origine, gestiva il buffet della stazione ferroviaria e qui trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza. Compì studi irregolari e si formò la propria cultura da autodidatta. All'età di 17 anni fuggì di casa e approdò a Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri, fra i quali il correttore di bozze presso il quotidiano l'Avanti! . Sul foglio dell'Avanti!, del quale divenne redattore, ebbe inizio, nel 1906, la sua carriera giornalistica. Collaborò a Il Marzocco, "La Voce, Lirica,Il Resto del Carlino e dopo gli anni della guerra che aveva trascorso tra la Toscana, il Veneto e la Lombardia, rientrò a Roma e insieme ad un gruppo di intellettuali fondò la rivista La Ronda attraverso la quale espresse il suo programma di restaurazione classica.

La sua fama resta legata alle numerose poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a picco (1929), Il cielo sulle città (1939), Lettere non spedite (1946), Villa Tarantola (1948).

Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità.
Suoi maestri sono stati Baudelaire, Nietzsche, Leopardi, Pascal, i quali lo hanno portato ad esprimere le proprie passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali. La sua è una poesia descrittiva lineare, legata a ricordi passati di qualunque tipo,siano paesaggi animali persone e stati d'animo, che vengono espressi con un uso di un linguaggio discorsivo e nello stesso tempo impetuoso e profondo.

Molte persone ritengono la poesia Marzo una delle più belle... la poesia inizia con:
oggi la primavera/ è un vino effervescente./ spumeggia il primo verde/ sui grandi olmi fioriti a ciuffi.

mi piace molto il caro Nazareno!

buona domenica!