Poesia del giorno: da "Budapest"
Lamentazioni dell’ Appeso
Nell’orrore del silenzio tremendo
che non può essere spezzato,
dove sarà la dolcezza che non conosco più?
Dove quel passato che voglio ascoltare ancora?
Bisogna stare immobili e ad occhi chiusi,
avvolti dalla cenere e coperti dalla terra,
perduti in una notte sola per levarsi di dosso
l’ingombro dell’abbandono?
Buio, Notte, Sangue, ho paura e mi sento strano.
Sono come l’edera aggrappata ai muri dei palazzi antichi,
quando l’autunno la fa porpora.
Ed è dolce mentre sospirando aspetta la sua
fine.
Sento levarsi struggente e tenera la supplica del vecchio che non vuol
morire,
così simile alla mia.
La cera spegnerà il lume.
E tu in quel momento che farai,
mia piccola fiaba notturna?
Insieme alla carne metterò a tacere il mare nero che mi è rimasto
dentro, quel canto lontano d’amore,
troppo leggero per essere sopportato.
Ridicolo e tragico come il nano del circo.
E finalmente dormirà la Perdita,
sbocciata insieme al canto.
Del resto non mi importa,
perché la vita degli uomini in fondo è tutta
qua,
nei giorni e nelle cose che vanno e si sciupano,
petalo dopo petalo.
I soli fiori che durano per sempre hanno corpo di
plastica,
e come feti abortiti,
nascono
morti.
4 commenti:
(Dipinto di Edmondo Dobrzanski,
la cui mostra al Castello Sforzesco,in corso fino ad aprile,
considero umilmente imperdibile)
come sempre ottimo caro mio sindaco!
buona giornata!
Hai reso un momento interiore i un flusso evocativo d'immagini
(Sono come l’edera aggrappata ai muri dei palazzi antichi,
quando l’autunno la fa porpora...
Un corpo disomogeneo (giustamente: le emozioni non hanno schema) pervaso da una sotterranea musicalità notturna.
E la perla: "I soli fiori che durano per sempre hanno corpo di
plastica" Una vibrazione vitale di cambiamento accompagna le emozioni profonde.
Grande Bacco. Un saluto a Budapest.
Danilo.
Grazie Danilo,
è un onore avere un tuo parere.
Genova per noi.
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