venerdì 29 febbraio 2008

Poesia del giorno: Danilo Pettinati

IMPERSONALE
(BOZZA DI POETAZIONE ESTEMPORANEA)


Ma perché scriviamo, perché
ci siamo chiesti, cosa scrivere
significa per noi?
Fine febbraio, notte di confine
seconda a Torino. Ventiquattro anni, solo
ancora bambino, calda notte
invernale di confine, ultima
spiaggia ennesima d'adolescente
fuori corso. Anche voi lì fuori
da questo secondo piano solo
macchine sento e qualche tram
notturno come rumori d'un cielo
astratto. Viversi da fuori
come certo cinema, seguirsi
nei passi come sconosciuti e qualche volta
trovarsi, ma distanti ...distratti.
E scrivere. La propria impronta
nel tempo, e del tempo
volersi dentro un'impronta.

10 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Concludiamo in bellezza questa settimana intensa.

Anonimo ha detto...

E bravo Danilo che ha colto lo spunto della discussione dei giorni scorsi per scrivere un pezzo di poetica.
Per certi aspetti suona similare al pezzo di jhonny:entrambi trovano incipit con una domanda che si fa cardine concettuale di tutto l' evolversi poetico del pezzo, e ovviamente porta alla stessa conclusione: il desiderio di azione di presenza, la sensazione di stanchezza per il quotidiano .
In johnny si realizza nelle serie degli improbabili e irrealizzabili vorrei(per poi però ungersi solamente nel dolore..), mentre in Danilo con la scrittura: mentre nel primo il desiderio di azione vorrebe farsi intervento forte sull' esterno, per poi però richiudersi su se stesso, nel secondo è già anticipatamente legato al solo percepire dalla distanza e alla ricreazione attraverso la poesia.
Per il resto sono pienamente dissimili: Il movimento che guida la poesia di Danilo è tutto intimista-calda notte invernale di confine-(rumori di sottofondo, poercezione del tempo, sensazione di distaccamento e di estraniazione tutti vissuti all' interno del proprio spazio, nel proprio spazio), e questo si accentua nel vero e proprio dispiegamento ritmico del pezzo che per la maggior parte si compone di endecassilabi e decasillabi con accentuazione costante. Ciò sottolinea l' ambito di riflessione pacata, mai rancorosa(mentre l' andamento nervoso dei versi di jhonny mostrano la sua amara inquitudine).
Grazie a questo ritmo sonnacchioso tutta la realtà distante descritta nei versi acquisisce questo movimento lento, non incisivo, su cui il poeta può riflettere e quindi scrivere e scriverne:.

La propria impronta
nel tempo, e del tempo
volersi dentro un'impronta


Un po' come vi dicevo raccontava sarte.

Ps Un piccolo esperimento di critica testuale ibrida-è un gioco che mi diverte fare-, ovviamente se Danilo o johnny avessero obiezioni da farmi facciano pure, ci mancherebbe.

Michele

Anonimo ha detto...

E bravo Danilo che ha colto lo spunto della discussione dei giorni scorsi per scrivere un pezzo di poetica.
Per certi aspetti suona similare al pezzo di jhonny:entrambi trovano incipit con una domanda che si fa cardine concettuale di tutto l' evolversi poetico del pezzo, e ovviamente porta alla stessa conclusione: il desiderio di azione di presenza, la sensazione di stanchezza per il quotidiano .
In johnny si realizza nelle serie degli improbabili e irrealizzabili vorrei(per poi però ungersi solamente nel dolore..), mentre in Danilo con la scrittura: mentre nel primo il desiderio di azione vorrebe farsi intervento forte sull' esterno, per poi però richiudersi su se stesso, nel secondo è già anticipatamente legato al solo percepire dalla distanza e alla ricreazione attraverso la poesia.
Per il resto sono pienamente dissimili: Il movimento che guida la poesia di Danilo è tutto intimista-calda notte invernale di confine-(rumori di sottofondo, poercezione del tempo, sensazione di distaccamento e di estraniazione tutti vissuti all' interno del proprio spazio, nel proprio spazio), e questo si accentua nel vero e proprio dispiegamento ritmico del pezzo che per la maggior parte si compone di endecassilabi e decasillabi con accentuazione costante. Ciò sottolinea l' ambito di riflessione pacata, mai rancorosa(mentre l' andamento nervoso dei versi di jhonny mostrano la sua amara inquitudine).
Grazie a questo ritmo sonnacchioso tutta la realtà distante descritta nei versi acquisisce questo movimento lento, non incisivo, su cui il poeta può riflettere e quindi scrivere e scriverne:.

La propria impronta
nel tempo, e del tempo
volersi dentro un'impronta


Un po' come vi dicevo raccontava sarte.

Ps Un piccolo esperimento di critica testuale ibrida-è un gioco che mi diverte fare-, ovviamente se Danilo o johnny avessero obiezioni da farmi facciano pure, ci mancherebbe.

Michele

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Miguel,devo iniziare a pagarti.
Mi fai godere come una ragazzina una volta era giugno a 17 anni in motorino.

Anonimo ha detto...

Te l' avevo detto che avrei cominciato a collaborare più intensamente...

Anonimo ha detto...

Bacco spero che non sia fastidioso per chi è solito commentare vedere lunghi discorsi magari più tecnici...
se ti paiono inopportuni per l' economia del blog dimmelo.

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Miguel,grazie a te questo coso virtuale sta diventando qualcosa di veramente figo.
Continua così,settimana prossima sceglierò 5 poesie di grandi del passato diversissimi tra loro.

Anonimo ha detto...

Capisco bene ciò che cerca di esprimere Danilo, mi ha accennato la sua situazione "trasfertista" e "opaca", ed in questo pezzo si coglie al meglio... Si vede anche molto ben però, la sensazione di "inadeguatezza" nel trovarsi cosi', ma forse divulgata con la penna in un momento "troppo fresco"...

Io sono il primo a dire che le situazioni vanno colte "al volo" ecc.., quello che intendo dire è che mi sembra un poco confusionaria la "visione"...
Per me è molto bella la Poesia che hai scritto Danilo, la mia preoccupazione, è che è molto per chi"la sente", non vorrei che qualcuno non trovasse "l'appiglio giusto", essendo un poco "ermetica"....

Come sempre mi spiego di merda, scusate, e come sempre spero che le mie parole esprimano un minimo di senso logico per fare chiarire il discorso...

Grande Danilo, un abbraccio virtuale, frontiera della nuova immaginazione...

Johnny

Anonimo ha detto...

Mi gusta la pagina critica di Miguel, mischia vari aspetti in un'ottima miscela.Per quanto riguarda il pezzo, dà l'idea di guardare dalla finestra, tutto scorre, le luci. E uno scrive, e un pò la poesia risponde un pò no al quesito iniziale, cui noi budapestiani cerchiamo di affannarci a trovare una risposta.
Comunque Danilo come sempre riesce ad aprirmi una pagina di sensazione e di una sorta di solitudine che io quasi sempre non ho. Alessio Caccavale 'Oste'

Anonimo ha detto...

Danilo ha detto...

Grazie a tutti, in questi giorni Budapest è stato veramente luogo di scambi...
Penso che il momento più importante della comunicazione artistica sia il feedback (inglesismo orrendo, scusate...) data l'impossibilità di avere un'opinione esatta di se stessi e della propria opera. Dunque ogni critica è sempre accetta in quanto ci regala una "visione da fuori"...

Michele ha messo in luce degli aspetti tecnici che io stesso non avrei saputo cogliere, e che mi fa piacere scoprire ed approfondire. I suoi pareri sono sempre lucidi e molto costruttivi.

Johnny ha colto un fattore decisivo: la non compiutezza di una divulgazione troppo frettolosa.
In effetti, consapevole di questo, ho voluto lasciare in qualche modo spiegato nel sottotitolo il fatto che si tratta di un pezzo buttato giù a caldo (estemporaneo), non a tutti gli effetti poesia (ma "poetazione") e aperto a revisioni (bozza)...

Pensavo che la non precisione delle immagini petesse portare ad una sorta di adesione più emotiva, non troppo mediata dalla ragione.

Un saluto a tutti. A presto!