giovedì 27 dicembre 2007

I giorni della dolcezza: Edna St. Vincent Millay


Io non ti do il mio amore.


Io non ti do il mio amore come fanno
le altre ragazze, in uno scrigno freddo
d'argento e perle, nè ricco di gemme
rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;
nè in un nodo, e nemmeno in un anello
lavorato alla moda, con la scritta
"semper fidelis", dove si nasconde
un'insidia che ottenebra il cervello.
L'amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo:
come se ti portassi in un cappello
primule smosse, o mele nella gonna,
e ti chiamassi al modo dei bambini:
"Guarda che cos'ho qui! _ Tutto per te".

9 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Grazie a Rosanna per la segnalazione di questa poetessa americana del primo Novecento di cui vale la pena conoscerne più a fondo la biografia.Veramente interessante,in rete c'è qualcosa.
W il jazz anni Venti.

Anonimo ha detto...

c'è tanto bisogno di essere chiamato a modo dei bambini, nella virilità di un rapporto sessuale, ma sono momenti che forse non torneranno. Tra poche ore si parte per Napoli e chissa che non incontriamo la buona Rosanna per una birra.
Quartetto base:
Ale O?drama
Vincenzo Costantino 'Comasco'
Massimo Capitone
Nello Fisico perche Tanica è malato.
Nello Stomaco.
Un bacio agli amici,splendido anno con i mobilieri.pessimo per i segni d'acqua.tanto si beve vino

Il Mio Cizio Inutile ha detto...

La dolcezza è una maccchina a metano.

daventi ha detto...

Edna St.Vincent Millay Una poetessa nella New York dell'età del jazz,poco conosciuta in Italia ma particolarmente interessante per la letteratura nordamericana, che la scrittrice Gaja Beaumont narra con scorrevolezza e al tempo stesso profondità.
Edna St.Vincent Millay viene descritta come una donna affascinate, ricca di talento, appassionata di teatro e ottima attrice, libera pensatrice e pianista sensible, affascinante seduttrice e femminista convinta.

I versi di Edna venivano letti in tutte le università degli Stati Uniti e apprezzati da molti letterati dell'epoca con i quali la poetessa aveva stretto amicizia.

Insignita del Premio Pulitzer nel 1922, premio mai assegnato prima ad una donna, Edna voleva diventare "un poeta serio" e per più di quarant'anni ella scrisse con passione opere di ogni genere tra problemi sociali e difficoltà personali con un linguaggio ironico capace di avvicinarsi ai toni della satira violenta come a quelli romantici.

Gaia de Beaumount riesce, con bravura particolare e con grande realismo, a ricostruire in questa biografia la vita, le passioni, il lavoro e soprattutto la poesia di questa donna per molti aspetti eccezionale.
Edna cresce anticonformista e curiosa e si sente spesso oppressa dal luogo in cui vive, ma un giorno, dopo aver acquisito una certa notorietà con le sue prime pubblicazioni, riesce a partire e raggiungere New York. Bella, affascinante, passionale, è senza dubbio una donna libera e indipendente. Irrequieta e sfortunata nei rapporti amorosi, è desiderosa di continui cambiamenti che la conducono in Europa e poi nuovamente negli Stati Uniti.
Seguono per lei anni difficili. Si ammala e diventa più fragile e bisognosa di cure e attenzioni che, fortunatamente, trova in Eugen Jan Boissevain che sposa nel 1923.

Si trasferisce con il marito a Steepleton, nello stato di New York, e si impegna politicamente nella questione degli anarchici Sacco e Vanzetti, ma l'esito infelice del suo impegno e le critiche che le arrivano da uomini politici e da alcuni intellettuali la scoraggiano; per un certo periodo, quindi, si ritira a comporre, apparentemente paga della sua poesia e del suo matrimonio.

Ma questo periodo dura poco e presto arriva una nuova ventata di passione, nelle vesti di un ventenne poeta, del quale si innamora e al quale dedica vibranti liriche d'amore. Passa il tempo ed Edna, colpita da nuovi problemi di salute, ritorna al marito, alla morfina e all'alcool. La sua fine, in un certo senso spettacolare, non sarà diversa da come è stata la sua vita.



BELLISSIMA POESIA, STREPITOSA BALLATA DELL'AMORE VERO! QUELLO SINCERO!

saluti a tutti buon capodanno!!!!

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Grande Daventi,Biografo ufficiale di Budapest!

Anonimo ha detto...

Si va sempre a finire nella dolcezza, perchè è da là che veniamo, la cosa più dolce che si può faere a una persona è sentirsi liberi con essa di tornare bambini, abolire le distanze che ci separano, è per questo che siamo dolci con le donne, e quando le amiamo le chiamiamo bambine...

Anonimo ha detto...

La mattina mi alzo tardi e dormo finchè mi va la colazione la portano a letto due bionde in tutù...ahi Maria, chi mi manca sei tu!
La semplicità forse, le spontaneità, l'istinto dell'amore è forse questo, che poi chiamiamo dolcezza....boh
Questa poesia ne esprime molta.
W Budapest
Bodler Jodler

Anonimo ha detto...

"L'amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo"

Vorrei trovare un "amore" così, ma non lo merito.

Anonimo ha detto...

IL FILOSOFO

E cosa sei mai tu che ti desidero
da rimanere sveglia tante notti
quanti i giorni che esistono
a piangere per causa tua?

E cosa sei mai tu che se ti perdessi,
nell'avanzare dei giorni
resterei ad ascoltare il vento
e a fissare la parete?

Conosco un uomo più bello
e altri venti ugualmente gentili.
E cosa sei mai tu da diventare
l'unico uomo del mio cuore?

Già, il fare delle donne è un fare sciocco
i saggi diranno certamente,
e cosa sono mai io, che dovrei amare
in modo giudizioso e conveniente?

Edna St. Vincent Millay