I giorni della dolcezza: Edna St. Vincent Millay
Io non ti do il mio amore.
Io non ti do il mio amore come fanno
le altre ragazze, in uno scrigno freddo
d'argento e perle, nè ricco di gemme
rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;
nè in un nodo, e nemmeno in un anello
lavorato alla moda, con la scritta
"semper fidelis", dove si nasconde
un'insidia che ottenebra il cervello.
L'amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo:
come se ti portassi in un cappello
primule smosse, o mele nella gonna,
e ti chiamassi al modo dei bambini:
"Guarda che cos'ho qui! _ Tutto per te".
9 commenti:
Grazie a Rosanna per la segnalazione di questa poetessa americana del primo Novecento di cui vale la pena conoscerne più a fondo la biografia.Veramente interessante,in rete c'è qualcosa.
W il jazz anni Venti.
c'è tanto bisogno di essere chiamato a modo dei bambini, nella virilità di un rapporto sessuale, ma sono momenti che forse non torneranno. Tra poche ore si parte per Napoli e chissa che non incontriamo la buona Rosanna per una birra.
Quartetto base:
Ale O?drama
Vincenzo Costantino 'Comasco'
Massimo Capitone
Nello Fisico perche Tanica è malato.
Nello Stomaco.
Un bacio agli amici,splendido anno con i mobilieri.pessimo per i segni d'acqua.tanto si beve vino
La dolcezza è una maccchina a metano.
Edna St.Vincent Millay Una poetessa nella New York dell'età del jazz,poco conosciuta in Italia ma particolarmente interessante per la letteratura nordamericana, che la scrittrice Gaja Beaumont narra con scorrevolezza e al tempo stesso profondità.
Edna St.Vincent Millay viene descritta come una donna affascinate, ricca di talento, appassionata di teatro e ottima attrice, libera pensatrice e pianista sensible, affascinante seduttrice e femminista convinta.
I versi di Edna venivano letti in tutte le università degli Stati Uniti e apprezzati da molti letterati dell'epoca con i quali la poetessa aveva stretto amicizia.
Insignita del Premio Pulitzer nel 1922, premio mai assegnato prima ad una donna, Edna voleva diventare "un poeta serio" e per più di quarant'anni ella scrisse con passione opere di ogni genere tra problemi sociali e difficoltà personali con un linguaggio ironico capace di avvicinarsi ai toni della satira violenta come a quelli romantici.
Gaia de Beaumount riesce, con bravura particolare e con grande realismo, a ricostruire in questa biografia la vita, le passioni, il lavoro e soprattutto la poesia di questa donna per molti aspetti eccezionale.
Edna cresce anticonformista e curiosa e si sente spesso oppressa dal luogo in cui vive, ma un giorno, dopo aver acquisito una certa notorietà con le sue prime pubblicazioni, riesce a partire e raggiungere New York. Bella, affascinante, passionale, è senza dubbio una donna libera e indipendente. Irrequieta e sfortunata nei rapporti amorosi, è desiderosa di continui cambiamenti che la conducono in Europa e poi nuovamente negli Stati Uniti.
Seguono per lei anni difficili. Si ammala e diventa più fragile e bisognosa di cure e attenzioni che, fortunatamente, trova in Eugen Jan Boissevain che sposa nel 1923.
Si trasferisce con il marito a Steepleton, nello stato di New York, e si impegna politicamente nella questione degli anarchici Sacco e Vanzetti, ma l'esito infelice del suo impegno e le critiche che le arrivano da uomini politici e da alcuni intellettuali la scoraggiano; per un certo periodo, quindi, si ritira a comporre, apparentemente paga della sua poesia e del suo matrimonio.
Ma questo periodo dura poco e presto arriva una nuova ventata di passione, nelle vesti di un ventenne poeta, del quale si innamora e al quale dedica vibranti liriche d'amore. Passa il tempo ed Edna, colpita da nuovi problemi di salute, ritorna al marito, alla morfina e all'alcool. La sua fine, in un certo senso spettacolare, non sarà diversa da come è stata la sua vita.
BELLISSIMA POESIA, STREPITOSA BALLATA DELL'AMORE VERO! QUELLO SINCERO!
saluti a tutti buon capodanno!!!!
Grande Daventi,Biografo ufficiale di Budapest!
Si va sempre a finire nella dolcezza, perchè è da là che veniamo, la cosa più dolce che si può faere a una persona è sentirsi liberi con essa di tornare bambini, abolire le distanze che ci separano, è per questo che siamo dolci con le donne, e quando le amiamo le chiamiamo bambine...
La mattina mi alzo tardi e dormo finchè mi va la colazione la portano a letto due bionde in tutù...ahi Maria, chi mi manca sei tu!
La semplicità forse, le spontaneità, l'istinto dell'amore è forse questo, che poi chiamiamo dolcezza....boh
Questa poesia ne esprime molta.
W Budapest
Bodler Jodler
"L'amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo"
Vorrei trovare un "amore" così, ma non lo merito.
IL FILOSOFO
E cosa sei mai tu che ti desidero
da rimanere sveglia tante notti
quanti i giorni che esistono
a piangere per causa tua?
E cosa sei mai tu che se ti perdessi,
nell'avanzare dei giorni
resterei ad ascoltare il vento
e a fissare la parete?
Conosco un uomo più bello
e altri venti ugualmente gentili.
E cosa sei mai tu da diventare
l'unico uomo del mio cuore?
Già, il fare delle donne è un fare sciocco
i saggi diranno certamente,
e cosa sono mai io, che dovrei amare
in modo giudizioso e conveniente?
Edna St. Vincent Millay
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