sabato 10 novembre 2007

Il Sabato del Villaggio: Carmelo Bene recita Boris Pasternak. "In Morte Di Majakovskij"

9 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Questa la dedico tutta al mio fratellone Ale che adora Majakovsij.Chi vuole vedere i nostri volti angelici,venga alle 17 all'Area Libri di Seregno, alle 22 al Barbarossa di Seregno,alle 21.30,domani,a "Le Trottoir" di Milano.So che c'è gente genovese che frequenta assiduamente il blog,stiamo arrivando anche a Zena.
Buona giornata ragazzi/signorine.

Anonimo ha detto...

Vladimir Vladimirovič Majakovskij (in russo: Влади́мир Влади́мирович Маяко́вский) (Bagdadi, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930)
« Non ti chiudere nelle tue stanze, partito, rimani vicino ai ragazzi di strada »


Per oltre un decennio cantò la rivoluzione d'Ottobre e la nascente società sovietica.
Nato a Bagdadi (poi Majakovskij) in Georgia, figlio di un guardiaboschi, orfano a soli sette anni, ebbe un'infanzia difficile e ribelle. A tredici anni si trasferì a Mosca con la madre e le sorelle. Continuando il ginnasio fino al 1908, quando si dedicò all'attività rivoluzionaria. Aderì al partito bolscevico clandestino e venne, per tre volte, arrestato e poi rilasciato dalla polizia zarista. L'artista racconta del terzo arresto nel saggio autobiografico Ja sam (Io stesso). In carcere cominciò anche a scrivere poesie, ma il quaderno andrà perduto.
Nel 1911 si iscrisse all'Accademia di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca dove incontrò David Burljuk, che, entusiasmatosi per i suoi versi, gli propose 50 copechi al giorno per scrivere. Majakovskij aderì al cubofuturismo russo, firmando nel 1912 insieme ad altri artisti il manifesto «Schiaffo al gusto del pubblico».
Nel maggio del 1913 fu pubblicata la sua prima raccolta di poesie Ja! (Io!) in trecento copie litografate. Tra il 2 e il 4 dicembre l'omonima opera teatrale fu rappresentata in un piccolo teatro di Pietroburgo. Nel 1914 nel dramma Majakovskij lanciò la famosa quanto equivoca equazione "futurismo=rivoluzione". Ma Majakovskij rivoluzionario lo era sul serio. Nel 1915 pubblicò Oblako v stanach (La nuvola in calzoni), mentre l'anno successivo Flejta-pozvonocnik (Flauto di vertebre).


Tomba di Vladimir Vladimirovič Majakovskij nel cimitero moscovita di Novodevichy
Iscritto sin da ragazzo al Partito Comunista, ben presto mise la sua arte, così ricca di pathos, al servizio della rivoluzione bolscevica, sostenendo la necessità d'una propaganda che attraverso la poesia divenisse espressione immediata della rivoluzione in atto, in quanto capovolgimento dei valori sentimentali ed ideologici del passato.
Un poema ed un dramma segnarono l'inserimento di Majakovskij nella rivoluzione, e della rivoluzione nella sua poesia: il poema 150.000.000 ed il dramma Mistero-Buffonata, con cui descrisse quanto di grande e di comico ci fosse nella rivoluzione ed in cui "i versi sono le parole d'ordine, i comizi, le grida della folla... l'azione è il movimento della folla, l'urto delle classi, la lotta delle idee...".
In questa luce vanno considerate tutte le opere di Majakovskij, dai poemi di propaganda proletaria come Bene! e Lenin, alle commedie come la La cimice e Il bagno, espressioni critiche del mondo piccolo-borghese.
Di grande importanza è anche tutto il complesso lirico in cui si riflessero i problemi della realtà quotidiana, realtà che Majakovskij visse lavorando alla Rosta (agenzia telegrafica russa).
L'ultima opera di Majakovskij, uno dei punti più alti della sua poesia, è il prologo di un poema incompiuto, A piena voce, del 1930, che potrebbe quasi dirsi il suo testamento spirituale.
Nell'aprile dello stesso anno Majakovskij, ormai in declino e inviso alle autorità staliniane, si uccise sparandosi un colpo al cuore. Nella sua ultima pagina scrisse:

« Scusate: non è questo il modo (ad altri non lo consiglio), ma non ho vie d'uscita »
Bibliografia [modifica]
• Vladimir Vladimirovic Majakovskij, Il bagno, traduzione di Ignazio Ambrogio, Giovanni Crino, Mario Socrate, Pietro Zveteremich, Editori Riuniti, 1972
• Vladimir Vladimirovic Majakovskij, Mosca arde, traduzione di Ignazio Ambrogio, Giovanni Crino, Mario Socrate, Pietro Zveteremich, Editori Riuniti, 1972
• Vladimir Vladimirovic Majakovskij, Prosa 1913-1923, traduzione di Ignazio Ambrogio, Giovanni Crino, Mario Socrate, Pietro Zveteremich, Editori Riuniti, 1972
• Vladimir Vladimirovič Majakovskij, Lettere d'amore a Lilja Brik, traduzione di Laura Boffa, Arnoldo Mondadori Editore, 1972.
• Vladimir Vladimirovič Majakovskij, Poesie, traduzione di Ignazio Ambrogio, Bruno Carnevali, Giovanni Crino, Mario De Micheli, Giovanni Ketoff, Mario Socrate, Pietro Zveteremich, Garzanti, 1972.



La morte avvenuta per suicidio nel 1930 lasciò profonde riflessione in Andrè Breton, Roman Jakobson, e Boris Pasternak che all’evento dedicò le pagine più belle del suo Salvacondotto.
‘in questa vita non è difficile morire,vivere è di gran lunga più difficile. Vivere una nuova vita collettiva, strappare la gioia ai giorni futuri, poiché per l’allegria il pianeta nostro è poco attrezzato: questo il compito che Majakovskij, poeta della rivoluzione, poneva a tutta la poesia e a sé stesso, pronto a sacrificare la sua libera vocazione lirica per la costruzione di un mondo e un uomo nuovo. Per Pasternak sotto la finestra della stanza dove giaceva il cadavere ‘Accanto al muro c’era il nostro stato, il nostro mai visto, impossibile stato che irrompe nei secoli e per sempre vi è accolto. Stava là in basso, lo si poteva chiamare e prendere per mano. La sua singolarità tangibile ricordava in qualche modo il defunto. La somiglianza tra i due era così sorprendente che sembravano gemelli. Solo in lui la novità del tempo era climaticamente nel sangue.
Morte e donne in Vladimir e la sua era Lilja Brik, il loro rapporto si può raccontare con un aneddoto del 1916, una telefonata ‘Mi sparo, addio Lilik’, la donna con una vestaglia corre nella stanza, il poeta apre la porta con una pistola sul tavolo ‘Ho sparato, cilecca, non ho provato un ‘altra volta, ho aspettato te’. Per la brik l’idea del suicidio è riconducibile a un fatto quotidiano, ma Majakovskij era ossessionato dalla morte come scomparsa del mondo reale.
La difficoltà di amare e essere amato, di trovare appagamento nel rapporto comunicativo, nel suo momento più carnale e spirituale, si risolve in dialoghi polemici con dio. E’ il poeta della rivoluzione spirituale e umana prima che politica.
Penso che abbia detto una cosa chiave che è il significato dei canti dai mobili’: Noi uomini non conosciamo boschi, campi, fiori solo sottopassaggi delle strade,rumori, fracasso, luci. E’ cambiato il ritmo della vita, tutto si svolge come un fulmine. Nelle città non ci sono linee piane e misurate ma curve e con angoli, la poesia deve rispondere alla psiche della città. La poesia non deve descrivere ma esprimersi per sé stessa, racchiude un calore, un’anima, la parola è organismo vivente e non un segno per determinare il noto, ha infinite cadenze come una scala musicale’


Grazie fratellone,e per tutti venite i mobilieri sono carichi.

'Gambero rotto'
Settimo milanese, palazzo granaio, venerdi sera 2 chupitos di ron 3euro.

ale o.

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Testo di una vecchia canzone popolare spagnola resa celebre da Veloso.Ve la traduco in modo libero e poetico (almeno nel tentativo) perchè meravigliosa,e so che tocca molti di voi.La canzone è una delle mie preferite, e mi ricorda i miei giorni da pseudo-Novato della Tuna de Valladolid per le strade di Milano e Venezia. Le canzoni popolari spagnole(Amor de mis amores, Clavelito, El pinela,etc...) hanno dei testi incantevoli(vedi Pena del Alma,popolare messicana).C'è molto in Rete, basta andare sui siti delle Tune.

La nuvola grigia

Se mi allontano da te è perchè ho capito
di essere la nuvola grigia che macchia il tuo cammino,
me ne vado per lasciarti cambiare il tuo destino,
così sarai più felice mentre io cercherò l'oblio.

Se mi allontano da te è perchè vorrei
che fossi più felice anche se io di amor mi uccido,
me ne vado senza realizzare il sogno che ho più cercato
me ne vado con il dolore di non essere stato capito.

E ancora una volta tornerò ad essere un vagabondo
che va in cerca dell'amore, dell'amore di una donna
se mi son perduto nel solco azzurro
dove brillava l'illusione,
torna ora la desolazione,
vivo senza luce.

NUBE GRIS (VALS PERUANO)

Si me alejo de ti es porque he comprendido
Que soy la nube gris que nubla tu camino
Me voy para dejar que cambies tu destino
Que seas muy feliz mientras yo busco olvido.

Si me alejo de tí es porque yo quisiera
Que seas muy feliz aunque de amor me muera
Me voy sin realizar mi sueño más querido
Me voy con el pesar de no ser comprendido

Y otra vez volveré a ser errante trovador
Que va en busca del amor, amor de una mujer
Se perdió el celaje azul
donde brillaba la ilusión
Vuelve la desolación vivo sin luz

Anonimo ha detto...

Pena
In una vaga disperazione il vento
si dibatteva disumanamente.
Gocce di sangue annerendosi
si gemmavano sulle labbra d' ardesia.
E uscì, a isolarsi nella notte,
vedova la luna.

Anonimo ha detto...

Una delle mie Poesie preferite di Majakovskij(e di tutti gli altri autori)...

Ecco perchè Ale lo adora(ed anche io, al di là dei pensieri "rivoluzionari politici" che non condivido, ma non perchè è Vladimir, praticamente con nessun'altro)....

Perchè per noi la poesia è questa principalmente e non, quella dei sentimenti e delle parole incazzate...non solo nella forma, ma che trasudano vita!


ADOLESCENTE

Per iragazzi c'è un sacco di roba da studiare.
S'insegna la grammatica a scemi d'ambo i sessi.
A me invece m'hanno scacciato dalla quinta classe.
Hanno cominciato a sbattermi nelle prigioni di Mosca.
Nel vostro piccolo mondo di appartamenti crescono ricciute liriche per le camere da letto.
Che vuoi trovarci in queste liriche da cani pechinesi?
A me, per esempio,
ad amare
l'hanno insegnato nelle carceri di Butyrki.
M'importa assai della nostalgia per il Bois de Boulogne,
e dei sospiri davanti ai panorami marini!
Io, ecco
m'innamorai
dallo spioncino della cella 103,
di fronte all'"Impresa pompe funebri".
Chi vede tutti i giorni il sole dice con sufficienza:
"Cosa saranno mai quei quattro raggi?"
Ma io per un giallo illuminello
sopra un muro
avrei dato allora qualunque cosa al mondo.

Anonimo ha detto...

Io invece volevo sottolineare la mia stima smisurata per Carmelo Bene, grande intellettuale italiano del Novecento.

Anonimo ha detto...

Io invece, che ho pubblicato il video su youtube, volevo sottolineare che Carmelo Bene non recita Boris Paternak... magari recitano herlitzka, gassman, benigni e altri simili cabarettisti, ma C.B. non re-cita... Cambiare il titolo assurdo è forse troppo?

E' offensivo e semplicemente inesatto dare del recitante a colui che ha odiato più di tutti la re-citazione, la poesia, il teatro occidentale con i suoi scoreggioni caratteristi e sommi falsari... tutto si può dire di Carmelo... che fosse stronzo, che fosse un cretino soprattutto; o che fosse una nullità, ma perfavore non provate più a dire che recita...

uniroma.tv ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
uniroma.tv ha detto...

Pierpaolo Capovilla porta in scena il progetto Eresia, omaggio alla poesia di Majakovskij. Al seguente link trovate l'intervista al leader del gruppo "Il teatro degli orrori".http://www.uniroma.tv/?id_video=18351