domenica 4 novembre 2007

La domenica poesia d'autore: Boris Vian


Io non vorrei crepare
senza aver visto *almeno* i cani messicani neri
che senza sognare dormono a ciel sereno;
senza aver conosciuto ai tropici le voraci
scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo).
O anche i ragni argentati dai serici nidi felici
di spruzzi traforati.

No, non vorrei crepare ignorando se la presunta
monetina che spunta sotto la faccia della luna
stia a nascondere una seconda faccia a punta.
Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo.
Se le famose quattro stagioni
son proprio quattro e non tre.
Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia
guardando fissa la marmaglia dei guardoni.
Senza aver ficcato i miei *coglioni*
in ogni posto vietato.

Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
(beh, si fa per dire)
o almeno la febbre dei sette mali che
piu' o meno certamente si acchiappano laggiu':
resterei indifferente al bene e al male
purche' di tutta questa vasta delizia
l'assoluta primizia
fosse riservata a me.

E poi non basta, c'e' tutto cio' che conosco,
che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco
del mare dove le alghe sottili gareggiano nel
disegnare onde di walzer sugli arenili.
E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta
di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba...

... e i baci di quella ! Si, insomma quella, signori.
Ursula.
Ursulotta. La piu' bella orsacchiotta
fra tutte le orse maggiori.
Quella per la quale proprio non vorrei crepare
senza averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca,
i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e...
Basta! Questi son fatti miei. Si, taccio.

Morire ? Non posso, come faccio ? ( come si fa ? )

Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate
le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora,
i monti marini e le spiagge, beh, le spiaggie montagnose.
La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani
splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi
ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi,
socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi
Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
Dio, quante cose da fare,
da intendere e volere
da contare e aspettare,
Mentre la fine gia' avanza in notti sempre piu' nere.
Striscia, con la schifosa sembianza di un rospo.
Eccola, non c'e' piu' scampo.
Gli occhi nei miei...
No, proprio no,
in non verrei crepare,
nossignori, nossignore,
non senza aver fatto conoscenza
del sapore tormentoso di cui sono geloso e goloso.
Il sapore piu' delicato che si possa sentire.
Il piu' forte.

Io non vorrei crepare.
Senza aver gustato il gusto della morte.

4 commenti:

Fabio Paolo Costanza ha detto...

"La schiuma dei giorni" è il mio libro preferito,fra tutti in ogni tempo.In assoluto.

Il Mio Cizio Inutile ha detto...

"La gastrite delle mie notti".
Ma è tratta da un romanzo?
Non sembra una poesia questa considerando che a me e alla mia fedele compagna Lacuna Culturale piace tantissimo. Ci pare scorrevole, le parole evocano immagini nitide e non ci troviamo nulla di nero, incomprensibile, angosciante e "maledetto".

P.S.
Mi rendo conto che questa analisi critica non si regge in piedi!!!

Anonimo ha detto...

Questo è un capolavoro!

Fabio Paolo Costanza ha detto...

Boris Vian è stato un poeta, un jazzista, un cabarettista, un cantante, un insuperabile romanziere surrealista(dove la realtà è ben visibile,palpabile, niente deliri autoreferenziali come alcuni(non tutti!Il mio preferito è Ginsberg, su Borroughs dobbiamo parlarne,gocce di follia e genialità,più le prime a mio avviso) beat, parere personalissimo,scusami John). Tutto ciò che lui ha fatto è sopra le righe, anticonformista(siamo negli anni '30 e '40), ma mai privo di commuovente sensibilità e straordinario gusto (punk people, alternativi in genere, imparate!).
Questa prosa è una poesia, gli dedicherò un'intera settimana Maestro Cizio prima o poi. Consiglio ancora "La schiuma dei giorni": poche cose mi hanno fatto piangere come la ninfea nei polmoni di Cloe. Edito da Marcos y Marcos, casa editrice milanese di fighetti snob che ha tuttavia questo enorme merito.E poi ci ha lavorato una ragazza dai boccoli neri con cui ho passato una notte ad ascoltare Chopin, bere vino(ovviamente), parlare dello "Strappacuore" e delle copertine della Marcos.
Giovinezza intellettualoide.